Referendum, tra gli elettori Pd uno su cinque ha detto No sulla cittadinanza. E tra i Cinque stelle il No è maggioranza (ma non ovunque)


Il leader di +Europa, Riccardo Magi, ha accusato il Movimento cinque stelle. Ma c’è anche una consistente parte di elettori Pd che non hanno condiviso il quesito sull’accorciamento degli anni necessari ad ottenere la cittadinanza. Addirittura uno su cinque, cioè tra il 15 e il 20%. A certificarlo è l’analisi dei flussi elettorali dell’Istituto Cattaneo di Bologna, fatta confrontando i risultati del referendum con le europee dell’anno scorso in dieci grandi città. E il dato è omogeneo, con picchi maggiori dove l’affluenza è stata complessivamente più alta, in città come Genova, Bologna e Firenze. Tra gli elettori pentastellati il No ha addirittura prevalso, se non a Napoli e Palermo (tre quarti per il sì) e a Roma (metà sì e metà no). Hanno votato no anche praticamente tutti gli elettori di centrodestra che non si sono astenuti.
I quesiti sul lavoro
I quesiti sul lavoro hanno invece compattato gli elettori Pd. La quasi totalità degli elettori che avevano votato Pd alle elezioni europee, con defezioni marginali, hanno infatti aderito all’appello dei promotori, il No, a difesa del primo quesito (il cuore della riforma che fu di Renzi) è arrivato da meno di un elettore su dieci (qualcuno in più a Milano e Padova, quasi nessuno a Napoli e Genova). Un segnale che può incassare la segretaria Elly Schlein: sui temi del lavoro il voto è stato compatto anche con gli elettori di M5s e Sinistra. Il tasso di astensione risulta prossimo o pari a zero tra gli elettori che alle Europee 2024 avevano votato Pd, M5s e Avs, il che vuol dire che, in quell’area, c’è chi non aveva votato allora ma che ha invece votato ora.
Si può ripetere?
A destra le differenze aumentano. Quei pochi elettori di Lega e Fratelli d’Italia che hanno partecipato hanno votato in larga parte sì al quesito sul lavoro e no a quello sulla cittadinanza, mentre fra le file di Forza Italia ci sono stati più no al lavoro e sì alla cittadinanza. In ogni caso, conclude l’istituto diretto da Salvatore Vassallo il risultato è difficilmente replicabile o estendibile: «Il disallineamento tra il voto ai partiti registrato nelle elezioni più recenti e le scelte sui due temi della consultazione referendaria – si legge – presentano tendenze molto diverse. I piccoli incrementi rispetto al proprio bacino elettorale storico registrati sulla posizione referendaria da loro sostenuta riguardo al lavoro da Pd, Avs e M5S sono contraddetti dalle grandi perdite subite sulla cittadinanza. In ogni caso, né gli uni né le altre derivano da flussi di voto che sembrano destinati a replicarsi».