Morta dopo liposuzione, nello studio non c’era neanche il defibrillatore. Le cartelle cliniche mancanti e l’analisi dei cellulari


Un semplice appartamento nel quartiere romano di Primavalle che il dottor José Lizarraga Picciotti aveva trasformato in uno studio medico privato di chirurgia estetica. Qui, sabato 8 giugno, la 46enne Ana Sergia Alcivar Chenche è stata colta da un malore fatale durante un intervento di liposuzione. Nessuna autorizzazione da ormai tredici anni, nessuno strumento di primo intervento. Nello studio mancava anche il defibrillatore, per gestire le eventuali emergenze mediche. E nemmeno una carta o un foglio che registrasse cartelle cliniche della 46enne o fungesse da archivio delle attività svolte su altri. A riscontrarlo gli investigatori, coordinati dalla procura di Roma, durante un primo sopralluogo nell’ambulatorio, che già ieri era stato sequestrato. Il medico risulta indagato per omicidio colposo insieme a un anestesista 67enne e una infermiera.
L’autopsia sulla donna e l’analisi dei cellulari
La procura di Roma attende ora i risultati dell’autopsia sul corpo della 46enne ecuadoriana, che verrà svolta giovedì 12 giugno. La speranza è che il medico legale possa stabilire con chiarezza se la donna sia morta per shock anafilattico dopo la somministrazione dell’anestesia o se il malore sia invece sopraggiunto durante l’intervento di liposuzione. Nel frattempo, gli inquirenti hanno acquisito i telefoni cellulari di Picciotti e degli altri due indagati, che verranno analizzati per ricostruire le comunicazioni intercorse sabato, prima della drammatica morte della donna.
Lo studio senza autorizzazione e il precedenti per lesioni
Già gli accertamenti iniziali degli investigatori avevano evidenziato come il dottor Lizarraga Picciotti, 65enne originario del Perù, lavorava da oltre un decennio senza l’adeguata autorizzazione. Per questo, dopo una serie di controlli dei carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità (Nas), era già stato coinvolto in una serie di procedimenti. Erano anche emersi i diversi precedenti per lesioni legati all’attività medica di Picciotti. Nel 2013 era stato condannato dopo la denuncia di una paziente, ma la Corte d’Appello due anni più tardi aveva dichiarato quella condanna prescritta.