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L’ex moglie del medico che operava senza permessi: «Si portava le pazienti a casa e se ne invaghiva»

irina cordova jose lizarraga
irina cordova jose lizarraga
Irina Cordova dice che non ha nulla a che fare con lo studio dell'ex marito

Irina Cordova è l’ex moglie di José Lizàrraga Picciotti. Nello studio del medico una donna è morta dopo una liposuzione. Nello studio non c’era il defibrillatore. Oggi Irina, 59 anni, racconta che lei e le sue figlie sono distrutte: «Con lui siamo separati da sette anni, non c’entro nulla. Lavoravo salturiamente in quello studio, quel giorno non ero lì». In un’intervista rilasciata al Messaggero la radiologa con due lauree e specializzazioni riconosciute in Italia spiega che lavora da 30 anni nel nostro paese ed è regolarmente iscritta all’Ordine dei Medici. Con il marito è stata insieme per 35 anni, «ma questa vicenda non mi riguarda».

La convivenza

I due ancora convivono: «Sabato mi ha chiamato la polizia per chiedermi di restituire le chiavi dello studio. Sono sotto choc». Dice che con il marito sono in buoni rapporti: «Siamo separati dal 2017, divorziati da gennaio 2024. Abbiamo condiviso una vita, ma oggi non ho più alcun legame con lui, se non professionale. Eppure, stiamo pagando un prezzo altissimo per qualcosa che non ci riguarda: insulti sui social, profili falsi che mi offendono, domande pesanti rivolte alle mie figlie. È devastante. Mi trattano come una criminale. Ma non ero presente quando è morta quella ragazza». La clientela del marito «era composta principalmente da donne benestanti, spesso straniere. Aveva un atteggiamento carismatico e talvolta si invaghiva di qualcuna. Ma era anche molto presente nel post-operatorio, arrivando a ospitarle in casa o a pagar loro l’albergo. Per molte era una figura quasi familiare. Questo legame forte con il lavoro e con le pazienti ha finito col pesare anche sul matrimonio».

Lo studio

Lo studio, spiega Irina, «era regolarmente autorizzato per piccoli interventi come la rimozione di nei o lipomi, nulla di invasivo. Io mi occupavo solo dei trattamenti estetici: filler, botox, biorivitalizzazione. A lui interessava più operare, quindi quando le pazienti chiedevano pratiche estetiche, le mandava da me». Sul piano igienico-sanitario, aggiunge, «Era tutto a norma: pareti rivestite di materiale igienico, strumenti sterili, protocolli rispettati. Lo spazio in passato era stato uno studio radiologico, quindi già predisposto all’attività medica. Gli interventi per cui andò a processo invece non sono mai stati eseguiti lì, ma in strutture chirurgiche autorizzate dove lui si appoggiava».

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