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Villa Pamphili, è caccia all’uomo «dalla carnagione olivastra». La testimone: «L’ho visto con la madre e la neonata nella tenda»

12 Giugno 2025 - 09:29 Alba Romano
villa pamphili omicidio donna neonata ricerca uomo
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Il racconto di un’operatrice del Servizio giardini alla polizia. Dal parco romano è stata sequestrata una tenda di una Onlus non profit. Ora le indagini si concentrano sulle associazioni, in cerca di documenti identificativi

Una tenda, uno di quegli «igloo» che le associazioni umanitarie forniscono ai senzatetto. Una strada, forse l’unica concreta, per individuare chi ha ucciso la piccola neonata e – forse – la giovane madre, trovate cadavere a Villa Pamphili, a Roma, e ancora senza un nome e un volto. Una pista che agli inquirenti è stata recapitata a sorpresa da una testimone, una operatrice del Servizio Giardini che avrebbe raccontato ai testimoni di aver visto le due vittime ancora in vita insieme a un uomo. E che, come scrive Repubblica, ha permesso alla procura capitolina di restringere e intensificare le ricerche.

Il racconto della testimone

Un uomo «dalla carnagione olivastra», per ora sarebbe questo l’unico elemento di identificazione del misterioso uomo. È un ricordo limpido quello della operatrice, che racconta di essere addirittura andata a parlargli circa dieci giorni prima del ritrovamento dei cadaveri e di essere stata costretta a usare l’inglese per cercare di farsi capire: «Ho visto la madre con una neonata, si erano accampate con una tenda vicino agli oleandri insieme a un uomo. Non parlavano italiano. Mi sono avvicinata e in inglese ho detto loro: “Qui non si può campeggiare, dovete spostarvi, andare via”». Un avvertimento evidentemente non andato a buon fine, dato che la tenda – che secondo la donna presentava un logo – è stata trovata a pochi metri di distanza dal luogo indicato dalla testimone.

La pista delle mense dei poveri

Un racconto inaspettato, che la donna ha riportato agli inquirenti dopo aver riconosciuto le foto dei tatuaggi della donna che la questura pochi giorni fa aveva diramato. Ora le indagini partono proprio da qui, da quella tenda. O meglio, dalle mense per i poveri e da tutte quelle associazioni umanitarie che danno la possibilità ai sentatetto di ripararsi in qualche modo. Queste sono infatti obbligate a consegnare i loro «igloo» di fortuna solo dopo aver riconosciuto in qualche modo, e schedato, chi ne ha fatto richiesta. Che si tratti di una carta di identità o di un passaporto, oppure addirittura di impronte digitali. Una prassi che serve a mappare i loro utenti e sapere in che zona della città si sono posizionati. Saranno anche analizzati i circa 40 oggetti trovati nei pressi dei cadaveri: tra questi del cibo non ancora andato a male, una sorta di braciere di sassi, una pentola, un sacco a pelo pulito e un reggiseno.

La morte misteriosa della donna

I misteri da diradare sono ancora tanti. La piccola neonata è stata prima percossa e poi soffocata, ma non è ancora stato definito con chiarezza come sia morta la madre. Il corpo è in avanzato stato di decomposizione, essendo morto qualche giorno prima rispetto alla figlioletta. È stato trovato, coperto da un sottile sacchetto della spazzatura, in posizione seduta, poggiato sul cespuglio dietro. L’ipotesi di una morte per overdose è crollata dopo i risultati, negativi, dei test tossicologici. La tac ai polmoni, fa sapere Il Messaggero, ha escluso il soffocamento dolce. Mancano ancora all’appello analisi farmacologiche e l’esame di un anatomopatologo, che potrà stabilire se effettivamente si sia trattato di omicidio. Al momento la procura ha aperto un fascicolo per duplice omicidio volontario e ipotizza che il misterioso uomo abbia dormito accanto al cadavere della donna per qualche notte prima di disfarsi violentemente anche della neonata.

Il teschio e la tradizione della Lituania

Un ultimo indizio riporta a quei famosi tatuaggi resi pubblici dalla questura di Roma. In particolare a quello rinvenuto sul braccio destro, che ritrae di scheletro seduto su una sorta di surf. I colori rosso, giallo e verde fanno pensare alla bandiera della Lituania. E fonti locali, scrive Il Messaggero, hanno confermato che quell’immagine è abbastanza comune nel Paese baltico. Ricerche approfondite nei database di Vilnius non hanno però dato nessun riscontro concreto. La donna rimane ancora un cadavere senza nome.

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