Ultime notizie DaziDonald TrumpGazaJannik SinnerUcraina
ESTERIGazaIntervisteIsraelePalestina

«Siamo tutte madri stanche di seppellire i nostri figli»: il coraggio delle donne palestinesi e israeliane unite per la pace – L’intervista

15 Giugno 2025 - 17:12 Alessandra Mancini
gaza-donne-palestinesi-pace
gaza-donne-palestinesi-pace
Le attiviste dell'associazione palestinese Women of the Sun - gemellata con l'organizzazione israeliana "Women Wage Peace" - a Open: «Ci rifiutiamo di lasciare che sia la guerra a scrivere il futuro dei nostri popoli»

«Le donne palestinesi e israeliane condividono un legame profondo e sacro: il desiderio di proteggere la vita. Sappiamo guardarci oltre i muri e i confini, riconoscendoci l’un l’altra. Non vogliamo vendetta, vogliamo vita. Questo ci rende pericolose per chi trae profitto dalla divisione, e potenti nella nostra unità». A parlare è Marie Claire, attivista di Women of the Sun, un’associazione palestinese fondata nel 2021 a Betlemme da Reem Hajajreh, che promuove la pace e la partecipazione delle donne nei processi decisionali. Composta da migliaia di attiviste palestinesi, l’organizzazione opera nella Striscia – dove molte di loro sono state uccise dai raid israeliani – ma anche in Cisgiordania e a Gerusalemme est. «In questi tempi di dolore profondo e polarizzazione, il nostro lavoro comune non è facile – è emotivo, crudo e spesso controverso. Ma lo riteniamo necessario. Perché se non sono tutte le donne e le madri a unirsi per chiedere la pace a Gaza, allora chi lo farà?», spiega a Open. La possibilità di un dialogo nasce dal «riconoscimento» di una sofferenza condivisa: «Ci rifiutano di lasciare che sia la guerra a scrivere il futuro dei nostri popoli. Non abbiamo nulla da guadagnare dall’odio, e tutto da perdere dal conflitto», ci dicono le attiviste.

«Piangiamo, urliamo, e a volte sembra che l’oscurità non abbia fine»

Un appello, potente e complesso, che si alza nel bel mezzo di una catastrofe umanitaria senza precedenti, aggravata dal blocco degli aiuti imposto dal premier Netanyahu, dai continui raid dell’Idf e dai ripetuti ordini di evacuazione impartiti da Israele, che nel frattempo ha aperto un nuovo fronte in Iran. «La situazione è insopportabile, Gaza sanguina – ci spiegano -: i bambini muoiono in silenzio, le famiglie affrontano la fame e la paura. Ma anche la situazione in Cisgiordania è difficile: la paura ci accompagna a ogni passo: ai checkpoint, nelle nostre case, mentre portiamo i figli a scuola. Ma nonostante tutto, ci aggrappiamo alla speranza anche se portiamo un dolore insopportabile – proseguono -. Piangiamo, urliamo, e a volte sembra che l’oscurità non abbia fine. Ma non possiamo lasciare che l’odio diventi la nostra eredità. Se trasmettiamo odio, trasmettiamo la guerra».

EPA/ALAA BADARNEH

La collaborazione con le donne israeliane

L’organizzazione palestinese Women of the Sun è gemellata con Women Wage Peace, il movimento pacifista di israeliane fondato subito dopo l’operazione dello Stato ebraico a Gaza del 2014 da Yael Admi e Vivian Silver, attivista israelo-canadese assassina da Hamas il 7 ottobre 2023, insieme ad altre 277 donne. Appena tre giorni prima dell’attacco del gruppo armato, le due associazioni avevano partecipato insieme a una marcia per la pace. Quella tragedia ha messo a dura prova la loro alleanza, che tuttavia è riuscita a resistere. Nonostante i contesti diversi da cui provengono, entrambe – oggi candidate al Nobel per la Pace – condividono lo stesso obiettivo: raggiungere un accordo politico equo e bilaterale per porre fine al conflitto. È questa visione condivisa, unita alla profonda convinzione che le donne possano essere agenti di un cambiamento duraturo nelle rispettive società, ad aver unito le attiviste palestinesi e israeliane nel cammino verso la pace. «Siamo madri stanche di seppellire i nostri figli», affermano. «Con l’Appello delle Madri chiediamo insieme una soluzione politica e la fine della violenza da entrambe le parti». Anche perché a pagare il prezzo più alto della guerra sono soprattutto i civili. «Gli uomini cominciano le guerre, ma a rimetterci sono donne e bambini», ci dice Marie. «Sono i nostri figli a essere estratti dalle macerie, le nostre figlie a smettere di sognare – continua l’attivista palestinese -. Sono le donne a seppellire i mariti, i bambini e a volte i propri neonati, e poi a dover andare avanti come se la vita avesse ancora un senso. Portiamo il dolore nei nostri grembi, tra le braccia, nei cuori. Paghiamo il prezzo più alto e riceviamo la minore attenzione. Deve finire».

EPA/MOHAMMED SABER

I dati

Secondo le stime di UN Women, da ottobre 2023 più di 28mila donne e ragazze sono state uccise sulla Striscia. In media, ogni ora una donna o una ragazza ha perso la vita sotto i bombardamenti israeliani. Tra le vittime, migliaia erano madri, lasciando dietro di sé figli, famiglie e intere comunità spezzate. Ma sulla Striscia è anche in atto una strage di bambini, denuncia Save The Children. Gli attacchi delle Forze di difesa israeliane ne hanno uccisi quasi 20mila, e un milione rischia fame e malattie. «I nostri figli sono feriti, ma sono anche resilienti. A Gaza e in Cisgiordania disegnano simboli di pace sui muri, scrivono poesie, continuano a giocare quando le bombe si fermano. Il loro futuro dipende da noi, da ciò che scegliamo di costruire o distruggere. Evitiamo di essere schiacciati piantando speranza, anche nel terreno della disperazione. Continuiamo a esserci, continuiamo a parlare, continuiamo ad amare. Perché l’alternativa è perderci. E ci rifiutiamo di permetterlo».

EPA/MOHAMMED SABER

«La comunità internazionale deve smettere di guardare in silenzio»

Per le donne palestinesi, la condanna della comunità internazionale per quanto sta accadendo a Gaza «non basta», ribadiscono con forza le attiviste, che chiedono al mondo di non limitarsi a «osservare in silenzio». «Servono azioni urgenti, coraggiose, morali. Fermare il blocco degli aiuti, proteggere i civili, fare pressione sui leader perché tornino al tavolo dei negoziati», affermano. Ed è inoltre necessario «dare spazio alle voci delle donne, delle costruttrici di pace, non dei signori della guerra. Siamo stanche che il mondo conti i nostri morti e ignori le nostre grida. Se davvero volete aiutarci, ascoltateci. Schieratevi con chi vuole la pace, non con chi cerca solo potere». La pace non è «una speranza», ma una «necessità e urgenza». Che sarà possibile, ma non senza verità e giustizia. «La pace non arriverà con altre bombe o filo spinato. Arriverà quando riconosceremo l’umanità dell’altro. Quando permetteremo alle madri di entrambi i popoli di crescere i propri figli senza paura. È possibile – concludono -, perché deve esserlo. Non abbiamo altra scelta».

Foto copertina: ANSA / MOHAMMED SABER | Una donna palestinese sfollata aspetta di ricevere una porzione di cibo nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, 09 maggio 2025

leggi anche