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Il latino torna alle medie con il Trono di Spade, ecco la bozza dei nuovi «programmi scolastici». Ma il testo è pieno zeppo di errori

16 Giugno 2025 - 17:34 Alba Romano
latino medie bozza programmi scuola errori grammaticali
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L'idea del ministero dell'Istruzione è ridare importanza all'insegnamento dell'italiano tramite un mix di classicità e modernità «fantasy». Il comunicato presenta però non pochi scivoloni

Il ritorno di gran carriera del latino alle scuole medie (benché su base volontaria), le poesie a memoria, il Trono di Spade affiancato alla Bibbia e ad altri grandi classici tra le letture consigliate. La bozza delle Nuove indicazioni nazionali per il curricolo di scuole materne, elementari e medie è un calderone di passato e presente, antichità e fantasy. Una sorta di continuo ping pong per permettere agli alunni, almeno così si augurano nel ministero dell’Istruzione, di raggiungere una «educazione linguistica solida e consapevole». Insomma, come sottolinea il Corriere della Sera, basta slang giovanili e spazio alla «regola grammaticale e all’importanza della sintassi». Un obiettivo che, a ben guardare il testo pubblicato dal ministero di Giuseppe Valditara, non sembra rispettato nemmeno dai più alti funzionari dell’istruzione.

Un problema di maiuscole e di espressioni

Il comunicato stesso è infatti pieno zeppo di errori di concordanza, periodi sconnessi e ampollosi, espressioni inventate e maiuscole inserite un po’ alla rinfusa. E così la geografia diventa un «pilastro fondamentale capace per la formazione di un cittadino consapevole, capace di profonda comprensione della relazione tra esseri umani, territorio e ambiente, a tutte le scale, dal globale al locale». E non, come da dizionario, «in tutte le scale». Le lingue e le nazionalità, che come fin dalle elementari insegnano non hanno l’iniziale maiuscola, balzano subito all’occhio: «latino» diventa «Latino», «consapevolezza europea» diventa «Europea».

Maschili con femminili, aggettivi prima dei nomi

Questione di dettagli, di lana caprina, ma non solo. Ad esempio se un maschile va a finire legato a doppio nodo con un termine femminile, soprattutto se insegnando la storia è «importante mantenere ben fermo l’innegabile rilevanza della dimensione italiana». O ancora se, ribaltando la consuetudine del Bel Paese di anteporre il nome all’aggettivo, si parla di educare i giovani a «positivi sentimenti» e al rispetto della donna. La bozza passerà ora il doppio vaglio del Consiglio superiore della pubblica istruzione e del Consiglio di Stato, che esprimerà un suo parere vincolante.

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