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Iran, così il Mossad è penetrato anche tra i Pasdaran. L’ex 007 Mancini: «Ecco dove è nascosto Khamenei»

17 Giugno 2025 - 16:48 Alba Romano
ayatollah nascondiglio khamenei iran israele
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Uomini e donne reclutati fin dentro le Guardie rivoluzionarie e da anni infiltrati nei ranghi di Teheran. Come racconta Marco Mancini ad «Agenzia Nova», Tel Aviv ha decine di agenti sul terreno che stanno guidando colpo dopo colpo i droni dell'Idf

In Iran gli agenti segreti israeliani del Mossad sono penetrati ovunque, in ogni dipartimento e a ogni livello. Arrivando ad accerchiare completamente il bunker dove l’Ayatollah Ali Khamenei si sarebbe nascosto, a 90-100 metri sotto terra, con la moglie e i cinque figli, tra cui il designato erede Mojtaba Khamenei. Sarebbe solo una questione di tempo prima che Israele raggiunga il suo obiettivo: «La neutralizzazione fisica della leadership politica e religiosa iraniana». Ad anticiparlo, in un colloquio con Agenzia Nova, è Marco Mancini, ex dirigente del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) e per anni in capo al controspionaggio italiano. Secondo Mancini, l’escalation degli ultimi giorni sarebbe solamente il culmine di un’operazione di intelligence durata anni mirata a penetrare il sistema di Teheran per minarne direttamente le fondamenta.

Dove si nasconde l’Ayatollah Ali Khamenei

È dai primi raid israeliani che di Ali Khamenei, nel quartiere della capitale Teheran dove solitamente risiede, non c’è più traccia. «Si è nascosto con la famiglia in un bunker a Lavizan», ha affermato con sicurezza Mancini riprendendo alcune informazioni già condivise dai media iraniani negli scorsi giorni. «Si trova in un complesso protetto da sistemi antibomba e antiaereo, circondato da agenti reclutati dal Mossad». Perché Israele, secondo l’ex dirigente del Dis, sarebbe arrivato fino a lì. Non solo i sei generali e i dieci professori e scienziati nucleari uccisi, ora il mirino sarebbe puntato fermo sulla Guida Suprema della Repubblica islamica. Con l’obiettivo di eliminare una volta per tutte il regime teocratico e «trasformarlo in un gruppo di figure legate alla resistenza interna».

La rete di agenti segreti in Iran e l’uccisione del generale Shadmani

Il Mossad, spiega Mancini, avrebbe costruito negli anni una vera e propria «struttura parallela» all’interno delle forze di Teheran, fino ai ranghi più elevati dei Pasdaran. Ha utilizzato «agenti sul posto, che condividono informazioni visive, logistiche e operative», perfettamente mimetizzati con gli uomini fedeli all’Ayatollah. Tutti uomini e donne reclutati non solo tra i civili dissidenti, ma anche all’interno delle Guardie della rivoluzione e all’esterno dei confini iraniani. A dimostrarlo i raid mirati con cui l’Idf ha eliminato alti ufficiali e funzionari militari, tra cui Ali Shadmani fresco di nomina a generale: «Uno dei droni è stato lanciato da un immobile adiacente all’edificio dove dormiva, grazie a un’indicazione fornita in tempo reale da chi monitorava visivamente la scena», ha detto Mancini.

I presunti agenti del Mossad giustiziati

Che il Mossad sia penetrato in Iran è stata la stessa Teheran ad ammetterlo. La notizia di arresti ed esecuzioni di agenti israeliani, però, secondo Mancini non sarebbe fondata: «Non mi risulta affatto che siano stati arrestati agenti. Forse qualche sospetto collaboratore, ma la realtà è un’altra». A essere uccisi sarebbero infatti prigionieri da anni nelle carceri della Repubblica islamica e a carico dei quali l’accusa è stata formulata solo in questo momento: «Mohsen Langarneshin (assassinato perché presunto agente di Tel Aviv, ndr) era uno dei sospettati di aver partecipato all’assassinio del comandante dei Pasdaran Hassan Sayad Khodaei nel 2023».

L’eliminazione dei prigionieri e gli arresti della Polizia morale

C’è di più. Secondo Mancini, l’Ayatollah avrebbe ordinato una «eliminazione sistematica dei dissidenti politici detenuti nel carcere di massima sicurezza di Evin». E anche le voci di una evasione tentata sarebbero prefabbricati: «I Pasdaran avrebbero volutamente fatto uscire dei detenuti per poi eliminarli all’esterno, senza testimoni e senza lasciare tracce ufficiali». La Polizia morale avrebbe poi ricominciato violente retate nelle strade delle città, ammanettando e portando al patibolo anche molte donne perché in presunta violazione della legge iraniana. Un caos generale creato ad arte dagli agenti israeliani in loco, oltre che dalla pioggia di bombe e droni.

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