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Il prof italiano in fuga da Teheran, l’incubo di notte sotto i missili di Raffaele Mauriello: «Alcuni miei colleghi sono morti, non ci aspettavamo tutto questo»

raffaele mauriello professore fuga da Teheran
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In 29 su un pulmino diretto al confine con l'Azerbaigian, hanno viaggiato per 24 ore e attraversato a piedi la frontiera

Un viaggio senza nessuna garanzia di arrivare a destinazione, durato quasi 24 ore. Raffaele Mauriello, professore all’Università di Teheran da più di 20 anni, ha raccontato all’Adnkronos la sua complicata fuga dalla capitale iraniana. Insieme a lui, altri 28 italiani. Uomini, donne e bambini stipati in un pulmino che ha raggiunto a fatica il confine con l’Azerbaigian.

Scappati nella notte tra missili e bombe

Mauriello è riuscito a lasciare il Paese che da venerdì 13 giugno si trova in guerra con Israele. Come sottolinea lui stesso, nessuno si aspettava un attacco da parte di Tel Aviv: «C’era la sensazione concreta che si arrivasse a un accordo con gli Stati Uniti». Ma così non è stato. Prima di riuscire a salire sul transfert, lui e il gruppo di italiani con cui viaggiava sono stati colpiti dall’ennesimo imprevisto. All’alba di martedì 17 giugno, mentre la comitiva aspettava il pulmino vicino alla residenza dell’ambasciatrice italiana Paola Amadei una bomba è esplosa poco lontano da loro. «C’è stato un boato enorme», ha ricordato il docente. Attimi di panico che si sono aggiunti a una situazione già tragica.

Il viaggio e le difficoltà al confine

Una volta saliti sul bus, le disavventure non sono finite. «Abbiamo avuto anche qualche piccolo incidente e il momento più difficile è stato quando ci siamo trovati al confine tra Iran e Azerbaigian». Come spiegato da Mauriello, i passeggeri italiani sono stati costretti ad attraversare il confine a piedi, nel buio della notte. L’ispezione delle guardie non ha fatto che aumentare i livelli di ansia della comitiva. Anche perché, come spiegato dal professore, i rapporti tra Teheran e Baku sono piuttosto difficili. «La scena mi ha ricordato il film Il Ponte delle Spie». Gli italiani non erano gli unici a tentare di mettersi in salvo raggiungendo Baku: secondo la testimonianza del professore, al confine c’erano anche cittadini cinesi, messicani e giapponesi. Una volta arrivati nella capitale azera il gruppo di Mauriello è stato accolto dall’ambasciatore Luca di Gianfrancesco.

Gli ultimi giorni d’inferno a Teheran

Durante i primi giorni di bombardamento, Mauriello ha assistito a uno scenario di guerra e devastazione che mai si sarebbe potuto immaginare. Girando per le strade della città dopo che le prime bombe avevano raso al suolo alcune parti dei quartieri residenziali che in vent’anni aveva imparato a conoscere, ha visto le macerie dei palazzi in cui abitavano suoi colleghi di università. «Qualcuno è morto», ha detto. E per quanto riguarda il futuro, il professore teme che la situazione possa peggiorare di molto e che l’Iran si trasformi in un Paese guidato da un governo militare, «come la Turchia e il Pakistan alcuni decenni fa».

Foto di copertina: dal sito www.raffaelemauriello.info

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