Soldi pubblici a Kaufmann, il Governo avvia accertamenti. Borgonzoni: «122 opere segnalate alla Gdf in materia di tax credit»


Un rimpallo delle responsabilità che ha fatto scoppiare un caso politico. La notizia esclusiva di Open in base a cui Francis Kaufmann ha ricevuto quasi un milione di fondi pubblici del tax credit per la produzione mai realizzata del suo film su Roma, sta creando tensione da Montecitorio a Palazzo Chigi. L’ultima a parlare è stata la sottosegretaria con delega per il cinema al ministero della Cultura, Lucia Borgonzoni, che ha dichiarato che sarebbero 185 gli accertamenti attivati dal Governo in materia di tax credit. Controlli che avrebbero permesso la segnalazione di 122 opere alla guardia di finanza. Il Governo si era difeso anche ieri, non appena uscita la notizia, con le parole del ministro alla Cultura Giuli, che aveva promesso: «Adesso si cambia».
La denuncia di Lucia Borgonzoni
«La tragedia di Villa Pamphili ha portato alla luce quanto da noi denunciato da tempo e che ha determinato importanti modifiche del tax credit», ha detto la sottosegretaria. «Noi denunciamo una situazione di criticità che ancora oggi da troppi viene negata ed è per questo che ci siamo battuti per l’introduzione di nuove regole». Le nuove norme, continua Borgonzoni, «volute da me e dal Ministro Giuli, già applicate, sono mirate ad alzare sempre più l’asticella dei controlli sull’erogazione dei finanziamenti al cinema, e altre ne arriveranno, dove necessario. Grazie ai nuovi decreti abbiamo infatti aperto alla possibilità di effettuare controlli di congruità. Da ora in avanti le forniture non potranno essere più a cascata. Niente più costi sostenuti all’estero e maggiore chiarezza verrà richiesta in merito all’identità del personale impiegato nei service. Sarà inoltre necessario che in ogni fattura ci sia indicato il nome del film. Ma non solo. Sono stati stanziati tre milioni e mezzo di euro per assumere ulteriore personale da destinare alle attività di erogazione e verifica. Un supporto di nuovi mezzi, questo, che il governo ha deciso di fornire agli Uffici della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e che con i Governi precedenti non era mai stato dato».
Il focus sui dati
Quanto ai dati, «se prima si procedeva con segnalazioni informali da parte della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, con noi al Governo – dice ancora Borgonzoni – per le opere su cui si nutrono sospetti ci si muove in virtù di un protocollo siglato con la Guardia di Finanza. La Direzione cinema è al momento impegnata ad approfondire i fascicoli riguardanti 185 opere del periodo 2020-2024, che avevano documentazione valida, ma sospetta per la Direzione, per un totale di 347 milioni di euro: tra queste, sono 122 quelle già segnalate alla Guardia di Finanza. Alla Gdf la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo manda tutta la documentazione in possesso e segnala dove persistono criticità. A destare dubbi, ad esempio, le spese per gli effetti speciali sopra la media del settore, le cessioni sospette con nomi che ritornano, i costi eccessivi dei servizi».
La riforma della normativa promessa dal ministro Giuli
Dopo lo scoop, dunque, il Governo sembra promettere un “giro di vite”. Giusto ieri il ministro Giuli aveva espresso l’intenzione di agire per cambiare la situazione: «Siamo già intervenuti e stiamo intervenendo con maggiore decisione per riformare una normativa nelle cui pieghe si sono arricchiti truffatori e forse persone addirittura peggiori. Non permetteremo più che questo accada, accerteremo ogni responsabilità e ci comporteremo di conseguenza: con rigore e discernimento, per tutelare l’onorabilità del cinema italiano e debellare ogni sacca di parassitismo».
La posizione del Pd
L’opposizione non ha tardato a palesare il proprio dissenso in materia. «Basta scaricabarile. Basta sciacallaggi. Chi governa da tre anni non può continuare a dare la colpa ai governi precedenti», queste le parole dei deputati del Partito Democratico che, in una nota in risposta alla vicenda, hanno accusato il ministro Giuli di non parlare nemmeno con i propri dipendenti. «Mentre lui e il suo partito alimentano la grancassa della polemica, la Direzione Generale Cinema del Ministero parla di procedura regolare e conferma che sono già stati avviati controlli interni per accertare eventuali frodi. Chi ha ragione? Lo chiarisca il ministro Giuli. E magari lo chieda anche alla sottosegretaria Borgonzoni, a cui ha personalmente confermato la delega al cinema». Il Governo, dunque, secondo l’opposizione non sarebbe in grado di assumersi le proprie responsabilità: «Da Fratelli d’Italia, invece, il solito copione: tentare goffamente di scaricare la responsabilità su altri peraltro per atti che, da come leggiamo sulla stampa, sono stati approvati nel 2023 e quindi firmati, gestiti e politicamente coperti dall’attuale governo».