Sanremo, le etichette discografiche avvertono la Rai: «Se accettate questi rincari noi ci tiriamo indietro»


La Rai è avvisata. Se accetta la cifra chiesta nel bando dal comune sanremese, ovvero lo sgancio di oltre 6 milioni di euro le etichette discografiche, che già non guadagnano e vanno in negativo per portare i propri paladini sul palco dell’Ariston, potrebbero fare un passo indietro. Questa l’ipotesi, non tanto remota, denunciata su Fanpage dal Ceo di FIMI Enzo Mazza, sull’aumento della richiesta economica da parte del Comune. Su cui è netto: «Se la Rai accettasse, siamo pronti a tirarci indietro».
Cosa e sopratutto quanto chiede Sanremo alla Rai
Nel bando fatto obbligatoriamente per assegnare la prossima edizione del Festival e a cui ha partecipato solo la tv di Stato il partner (quindi la Rai) deve «riconoscere un corrispettivo al Comune non inferiore a 6.500.000 (seimilionicinquecentomila/00) annui, oltre IV A eventuali altri accessori di legge, da aggiornarsi annualmente in base all’indice FOI dell’ISTAT, oltre a una percentuale non inferiore all’1%, da definire con il Progetto, su tutti gli introiti, comunque definiti e a qualunque titolo incassati, derivanti dai proventi pubblicitari e da quelli derivanti dallo sfruttamento, in qualunque forma (anche mediante uso di piattaforme internet; sistemi di televoto; franchising; merchandising…), dei marchi concessi e dei segni distintivi delle singole». In soldoni, se già le case discografiche mettono stylist, logistica e artisti a suo carico i soldi non bastano.
«Chi beneficia in modo parassitario è solo il comune di Sanremo»
«L’unico soggetto che in modo parassitario beneficia di questi investimenti è la città di Sanremo, i cui investimenti sono assenti e punta soltanto a massimizzare dal punto di vista turistico e di immagine l’evento. Sarebbe veramente il colmo che RAI aumentasse il corrispettivo per il Comune di Sanremo e addirittura desse una percentuale dei ricavi pubblicitari quando le case discografiche che non rientrano nei costi vanno in perdita sulla partecipazione all’evento», spiega Mazza alla testata on line. «Major e indipendenti hanno visto crescere in maniera esponenziale i costi negli ultimi anni e la partecipazione di un artista ormai arriva a costare intorno ai 120 mila euro a fronte di un contributo di RAI inferiore ai 65 mila euro. RAI e Comune devono tenere conto di questo perché c’è un concreto rischio di vedere le aziende ridurre gli impegni a causa del mancato ritorno degli investimenti». E infine: «Pronti a disimpegnarci e tirarci indietro»