Romano Prodi e la fase nuova della geopolitica mondiale: «Ora decidono gli autocrati come Trump e Putin»


Secondo Romano Prodi la geopolitica mondiale vive una nuova fase. «Nella quale domina l’idea che la forza è tutto e tutto decide. Un’idea che si accompagna al disprezzo per il diritto. Abbiamo tanto lamentato l’autoritarismo russo e cinese, ma ci stiamo mettendo su una china pericolosa», spiega oggi l’ex presidente del Consiglio in un’intervista a La Stampa. «Proprio in questi giorni ricorrono gli 80 anni dalla Carta dell’Onu e dobbiamo ‘celebrare’ amaramente questo anniversario: il sogno che prese corpo nel primo dopoguerra, purtroppo è finito», aggiunge.
Una nuova divisione del mondo
Prodi dice che «si va verso una nuova divisione del mondo, Sono convinto che gli ultimi avvenimenti abbiano saldato un rapporto per il quale Putin ha mani libere sull’Ucraina e Trump, in accordo con Israele, in Medio Oriente. Andiamo verso un equilibrio di autoritarismi che potrà dare anche una stabilità al mondo. Ma sarà una stabilità terribile perché tiene conto solo di chi ha il potere e non dei popoli. Se la forza è tutto, chi non ha la forza è fuori dal ‘giro’. Siamo arrivati ad ‘autocrati di tutto il mondo unitevi’. Il paradosso? Oggi il coordinatore degli autoritarismi è proprio il Paese che così a lungo ha sostenuto il cammino della democrazia».
Gli Usa e l’autoritarismo
«Certo che con la nuova politica americana dobbiamo spendere di più per la nostra difesa, ma prima di stabilire il quanto, si sarebbe dovuto stabilire il come. Una difesa comune implica un unico centro decisionale, comuni regole operative e anche strutture produttive comuni. Non avremo mai una difesa comune continuando ad acquistare gli armamenti più sofisticati dagli Stati Uniti», conclude il professore. Il governo italiano «segue le istruzioni di Trump. La destra europea, a cominciare da quella italiana, appoggia il presidente degli Stati Uniti come i vecchi partiti comunisti seguivano l’Urss. In questo quadro essere per Trump significa essere scettici sull’Europa».