Dazi, l’Ue spera in un accordo con Trump ma prepara il piano B con l’Asia: «Proporremo una riforma globale del Wto»


Se le trattative sui dazi con gli Stati Uniti non dovessero portare al risultato sperato, l’Unione europea è pronta a spostare la propria attenzione altrove. Per la precisione, verso Oriente. Maros Sefcovic, commissario europeo al Commercio, sta gestendo in prima persona i negoziati con Washington ed è ben consapevole che gli umori di Donald Trump potrebbero cambiare da un momento all’altro e, proprio per questo, è già al lavoro su un “piano b”. Oggi il politico slovacco ha incontrato la controparte americana, l’ambasciatore Jamieson Greer, assieme al quale ha ribadito di voler trovare «una soluzione negoziale» per risolvere la disputa sui dazi. Poco più tardi, però, Sefcovic ha sollevato la cornetta per chiamare Ngozi Okonjo-Iweala, direttore generale del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio.
La riforma del Wto e la Cina alla finestra
Durante la telefonata, fa sapere Bruxelles, Sefcovic ha rilanciato la proposta di approvare «una riforma significativa del Wto per affrontare le sfide commerciali di oggi» e ha fatto sapere che l’Ue «si è impegnata con altri partner like-minded per esplorare il modo migliore per rinvigorire il Wto e il sistema commerciale basato sulle regole in quanto tale». A sperare in un raffreddamento dei rapporti tra Bruxelles e Washington c’è anche Pechino, che non vede l’ora di incrementare gli scambi commerciali con il Vecchio Continente. La prossima settimana, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, comincerà il suo tour europeo, che lo porterà a Bruxelles, Berlino e poi Parigi. A fine luglio si terrà poi il summit di alto livello tra Cina e Ue, che marcherà il 50esimo anniversario delle relazioni diplomatiche e – se le trattative con Trump dovessero precipitare – anche un nuovo capitolo dei rapporti commerciali tra Bruxelles e Pechino.

Von der Leyen e l’ipotesi di un’intesa Ue-Asia
Bruxelles, insomma, sta cominciando a guardarsi intorno, forse spinta dagli annunci schizofrenici di Trump sui dazi. E a confermalo è la stessa Ursula von der Leyen, che ieri in conferenza stampa ha detto: «Molti altri Paesi vogliono avere accordi di libero commercio. I Paesi asiatici vogliono avere una cooperazione strutturata con l’Ue. Possiamo pensare a questo come a una ridefinizione del Wto, evitando di ripetere errori del passato e mostrando al mondo che il libero commercio è possibile». Nella tarda serata di giovedì, Bruxelles ha ricevuto la controproposta di Washington sulle tariffe commerciali, attualmente al vaglio del team di esperti assemblato dalla Commissione europea.
«Siamo pronti per un accordo. Ma ci stiamo anche preparando all’eventualità che non si raggiunga un’intesa soddisfacente. Tutte le opzioni sono sul tavolo», ha chiarito von der Leyen. L’ipotesi a cui lavora la politica tedesca prevede che l’Ue si unisca al Cptpp, l’accordo commerciale – noto anche con l’acronimo Tpp11 – siglato nel 2018 da Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Regno Unito, Singapore e Vietnam. Il messaggio a Trump è chiaro: se i negoziati dovessero concludersi a un nulla di fatto, l’Europa ha già una lunga lista di partner commerciali alternativi a cui potersi rivolgere. E se anche gli Stati Uniti si unissero a questo accordo commerciale, è stato chiesto a von der Leyen? «Sono loro che hanno lasciato il gruppo», è la risposta laconica della presidente della Commissione Ue.

Tutti i dazi degli Usa ancora in vigore
Ufficialmente, la “tregua” di Washington sulle tariffe universali imposte all’Europa scade il 9 luglio. Ma a guardare bene, già oggi il Vecchio Continente si trova a fare i conti con una serie di dazi che sono sempre rimasti in vigore. Attualmente, gli Stati Uniti impongono aliquote del 25% sulle importazioni di acciaio, alluminio e componenti di automobili, a cui si aggiunge un’ulteriore aliquota di base del 10% su tutti i prodotti che varcano i confini americani. A tutte queste barriere, l’Ue non ha applicato alcun contro-dazio, fiduciosa che sarebbe riuscita a strappare un buon accordo commerciale con Trump. A poco più di dieci giorni dalla fine della “tregua”, non è chiaro cosa vogliano gli Stati Uniti, ma sembra che Trump voglia mantenere l’aliquota di base del 10% su tutte le esportazioni europee verso gli Usa. Ed è proprio questo uno dei primi punti su cui la politica si divide. Per Giorgia Meloni quel dazio «non è particolarmente impattante», mentre per il presidente francese Emmanuel Macron è «inevitabile» che l’Europa dovrà rispondere con «una misura di compensazione sui prodotti americani venduti nel mercato europeo».
Foto copertina: EPA/Dati Bendo | Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea