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Luca Carboni, la malattia e la Chiesa: «Ricoverato d’urgenza, ho pensato alla morte». La rivelazione su Lucio Dalla: «Così svoltò la mia carriera»

27 Giugno 2025 - 12:48 Ugo Milano
luca carboni fede musica bologna lucio dalla
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Il cantautore si è raccontato nella sua Bologna sul palco di LIBeRI, svelando dettagli inediti sul suo percorso musicale e di vita

Il sogno, da piccolo, di fare il benzinaio. L’incontro con la musica, che per Luca Carboni era solo un modo «per stare nell’angolo e essere felice». Lo scontro a tradimento con il microfono, incoronato da Lucio Dalla: «Tu sei un cantante». E poi, oltre alla carriera, la malattia con cui il celebre cantautore ha dovuto convivere: un cancro ai polmoni che lo ha costretto per la prima volta a confrontarsi con la morte. Un racconto fiume che il 62enne ha condiviso con don Massimo Vacchetti a Villa Pallavicini, a Bologna, sul palco di LIBeRI. Una seconda comparsa davanti al pubblico dopo che, una decina di giorni fa, è tornato a cantare come super-ospite a San Siro di Cesare Cremonini.

Il percorso durante la malattia e le camminate

Il ritorno alla musica, o meglio ai concerti, è già fissato: il prossimo 11 novembre all’Unipol Forum di Milano per il «Rio Ari O Live». Una data lontana anni, per la precisione tre, da quel 2022 in cui al cantautore è stato diagnosticato un cancro ai polmoni: «Ricoverato d’urgenza con chemioterapia massiccia, in quel momento ho pensato per la prima volta alla morte». Da quel momento un lungo percorso di cura, fisica e spirituale. «Ho sentito l’esigenza di camminare, senza affanni. Ho camminato tanto in Appennino, sempre guardando il santuario della Madonna di San Luca», ha raccontato. Quel San Luca punto di riferimento per i bolognesi e a cui, non a caso, Cremonini e Carboni hanno dedicato il brano cantato insieme abbracciati a San Siro.

Il rapporto con la fede: «Era questione di famiglia, ma avevo paura che Gesù mi parlasse»

Durante la malattia, Carboni ha sempre portato con sé la sia fede: «Il mare è la mia cattedrale, lì riesco a pregare. Ho anche una guida contemplativa: creo delle file tanto che mi suonano il clacson». Un dialogo, quello con la religione cattolica, che inizia fin da piccolo: «In famiglia c’è sempre stato, tutti religiosissimi con tanto di rosario e mamma catechista. Ero geloso dei suoi tanti allievi, la sua condivisione mi dava fastidio», ha raccontato. «La chiesa l’ho sempre cercata e avuta dentro. Ma temevo che Gesù venisse a parlarmi».

Il legame con il Bologna: «Scarpe con i tacchetti anche da chierichetto»

Ma è proprio da quella infanzia, in quella Bologna che «è un’opportunità e ombelico d’Italia», che nasce e cresce Luca Carboni. Una dieta a base di Bologna calcio, Fortidudo e Virtus: «Eravamo in cinque figli, ma papà non ci portava allo stadio. Giocavo in cortile con le scarpe con i tacchetti, le indossavo anche da chierichetto». L’album delle figurine era fatto in casa, bastava qualche giornale e un paio di forbici. E poi – con Lucio Dalla, Gianni Morandi e Andrea Mingardi – quelle strofe di Le tue ali Bologna che sono inno ufficiale della società rossoblu. E sempre con quei colori in mente è stata composta la celebre Ci vuole un fisico bestiale: «Stavo ascoltando alla radio Inter-Bologna, stavamo perdendo. La palestra andava di moda. È una metafora: resistere a tutti gli urti della vita, palestra e lavoro per restare in equilibrio».

L’incontro con Dalla e il microfono per caso: «Mi registrarono di nascosto»

Ma è grazie alla palla a spicchi, sponda Virtus, che avviene l’incontro con Dalla: «Lui era con Ron, nell’intervallo al bar mi feci avanti con Rosalino». La vera svolta, però, Carboni nemmeno la cerca: «Lasciai dei pizzini – non cassette, ma testi – che folgorarono Lucio. Il giorno dopo ero a lavorare in studio con lui e gli Stadio». Il salto da paroliere a cantautore, poi, è una trappola di Gateano Curreri, leader degli Stadio: «Mi registrò di nascosto mentre interpretavo i miei testi. Lucio mi sentì e mi disse: “Sei un cantante”». Un rapporto, una collaborazione, che ora con la tecnologia è sempre più venuto meno: «Oggi un musicista può fare tutto da solo, ai nostri tempi si doveva stare insieme e condividere». E poi le influenze del «messa beat» e le idee controcorrente per «uscire dagli schemi e scrivere partendo da una cosa piccola». Forse anche per questo per Carboni è impossibile riassumersi in una sola canzone, anche se «ora direi Primavera, canzone sulla rinascita e la riscoperta delle cose: il momento che sto vivendo adesso».

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