Budapest Pride, in 200mila sfidano i divieti di Orbán in una manifestazione da record. In piazza anche Schlein e Calenda


È stata una folla pacifica e determinata quella che ha invaso le strade della capitale ungherese per il Budapest Pride, conclusosi senza incidenti ma carico di significato politico. Circa 200mila persone hanno sfidato divieti e intimidazioni del governo Orbán, trasformando la marcia in una storica manifestazione per i diritti e la democrazia. Tra canti, bandiere arcobaleno e slogan contro il premier, presenti anche leader europei e italiani. Nel corso della sfilata dell’orgoglio lgbtqia+, i militanti del partito estremista ungherese Patria Nostra hanno avvertito che avrebbero creato un blocco sul ponte Szabadsag, un punto del percorso. Ma alla fine si è presentato un gruppetto con pochi militanti isolati, ignorati dalla marea arcobaleno.

Pride ad alta tensione, i politici italiani presenti da Schlein a Calenda
È stato un Pride ad alta tensione, quello che alle 15 è partito dal Municipio di Budapest. Nonostante il divieto opposto a metà marzo dal governo del premier Viktor Orbán, si sono presentate migliaia di persone. Un numero record. In prima fila numerosi ministri di Paesi Ue e una nutrita delegazione italiana, in cui spiccano la segretaria del Pd Elly Schlein e il fondatore di Azione Carlo Calenda ma anche il responsabile esteri di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, e la coordinatrice diritti del M5S Alessandra Maiorino. Sebbene ci fosse il diffuso timore che la manifestazione pacifica potesse trasformarsi in un teatro di scontri e violenze, la manifestazione si è chiusa senza incidenti.


Le «contro-manifestazioni» neofasciste e la minaccia di ostacolare il corteo
I primi gruppetti di persone del neofascista «64 Counties Youth Movement» avevano iniziato a occupare Városháza Park, punto di partenza del Budapest Pride. Il loro obiettivo, apertamente dichiarato, era quello di frapporsi fisicamente ai manifestanti e impedire al corteo di muoversi. Solo dopo una lunga trattativa con le forze dell’ordine magiare, i gruppetti si sarebbero dispersi.
Il leader dell’opposizione Magyar: «Se qualcuno si farà male è colpa di Orbán»
«Chiedo a tutti di non cedere ad alcuna provocazione. Se qualcuno oggi a Budapest si farà male, solo Viktor Orbán ne sarà responsabile», a suonare la carica a poche ore dal Pride è stato Peter Magyar, moderato e primo rivale del premier ungherese. «Il nostro Paese non può più avere un primo ministro che non protegge e rappresenta tutti gli ungheresi. Il compito di un leader di un Paese non è incitare all’odio, ma seppellire le trincee. Non dovrebbe dividere e incitare, ma tendere una mano e proteggere tutti i nostri compatrioti».
I messaggi di Schlein e Calenda: «Non puoi vietare amore per legge, è deriva autoritaria»
Prima della partenza del corteo hanno lanciato un breve messaggio anche gli italiani lì presenti. La segretaria del Pd Elly Schlein ha attaccato il governo del Paese: «Siamo qui per la libertà e la democrazia. Tu non puoi vietare l’amore per legge. Non puoi cancellare l’identità delle persone, il nostro corpo, siamo persone abbiamo diretti», ha detto in una conferenza stampa accanto alla presidente del gruppo europeo S&D Iratxe Garcia Perez. Carlo Calenda ha invece affidato le sue parole ai social: «Oggi sono a Budapest per testimoniare che i liberali non accettano in silenzio la deriva proputiniana e autoritaria di Orbán».
Presente anche Greta Thunberg
Tra i presenti a sfilare per l’orgoglio lgbtqia+ c’era anche l’attivista per il clima Greta Thunberg. «Oggi mi sono unita a migliaia di persone a Budapest, in Ungheria, dove Viktor Orbán ha vietato la marcia del Pride. Il Pride riguarda la resistenza, l’amore e la celebrazione di ciò che siamo», ha affermato in un video sui social aggiungendo che il divieto «è un attacco fascista ai diritti umani, ma l’amore non può essere proibito».