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Trump rilancia: «Abbiamo obliterato il nucleare iraniano». La CIA conferma lo stop (non definitivo) del programma nucleare di Teheran

trump obliterato programma iraniano
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A dispetto delle previsioni USA interviene l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, che frena: «Hanno le capacità per ricominciare»

Donald Trump è tornato ad alzare i toni sulla questione iraniana, confermando nuovamente la distruzione delle infrastrutture nucleari di Teheran. In un post pubblicato su Truth Social, il presidente USA ha dichiarato: «Abbiamo completamente distrutto le strutture nucleari iraniane. Non sto offrendo all’Iran nulla, a differenza di Obama, che ha pagato loro miliardi per il patetico accordo nucleare Jcpoa. E non parlo con loro da quando abbiamo completamente obliterato le loro strutture nucleari».

L’uranio sepolto sotto le macerie

Parole che seguono di poche ore le dichiarazioni, riservate ma filtrate ai media, del direttore della CIA John Ratcliffe durante un’audizione classificata al Congresso. Secondo quanto riportato da un alto funzionario americano all’Associated Press, Ratcliffe avrebbe confermato che «la maggior parte dell’uranio arricchito iraniano è ora sepolta sotto le macerie delle installazioni di Isfahan e Fordow», colpite nei recenti raid statunitensi. Ma non solo: l’intelligence avrebbe anche certificato la distruzione dell’unica struttura per la conversione dei metalli radioattivi, definendola un «colpo monumentale» al programma atomico iraniano. Nei giorni scorsi si era parlato del possibile trasferimento preventivo di tutto l’urinao fuori dai siti presi di mira dai bombardamenti.

Ratcliffe: «Programma inutilizzabile in tempi brevi»

Il terzo impianto colpito – il cui nome resta al momento classificato – insieme a quelli di Isfahan e Fordow, costituiva uno dei pilastri più importanti del programma nucleare di Teheran. Con la loro eliminazione, l’Iran si troverebbe, secondo quanto affermato dagli statunitensi, nella concreta impossibilità tecnica di realizzare una bomba atomica, almeno per i prossimi anni. Anche nel caso in cui il materiale radioattivo rimasto intrappolato tra le macerie fosse recuperato dagli iraniani. «La perdita della struttura di conversione rende il programma inutilizzabile in tempi brevi», ha chiarito Ratcliffe. Alle dichiarazioni del direttore della Cia sono seguite quelle di Rafael Grossi, capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, il quale ha confermato alla Cbs i danni importanti inflitti al programma nucleare iraniano, ma allo stesso tempo ha aggiunto che «alcuni siti sono ancora in piedi, e poiché gli iraniani hanno le capacità, se lo desiderano, saranno in grado di ricominciare. Francamente, non si può affermare che tutto sia scomparso e che non sia rimasto più nulla».

La condizione dell’Iran per i negoziati

L’Iran fa sapere che per avere una speranza di riprendere i negoziati è condizione imprescindibile che gli Stati Uniti sospendano tutte le operazioni militari nella zona. Il vice ministro degli Esteri di Teheran, Majid Takht-Ravanchi, ha dichiarato alla Bbc che l’amministrazione Trump si sarebbe dimostrata disponibile ad aprire un tavolo di trattativa, ma senza offrire chiarimenti su «una questione molto importante», ossia lo stop ai raid. «Devono essere molto chiari su cosa intendono offrirci per creare la fiducia necessaria per un dialogo», ha dichiarato. Takht-Ravanchi ha infatti ribadito che l’Iran «insisterà nel diritto ad arricchire l’uranio per scopi pacifici», respingendo le accuse occidentali secondo cui il Paese starebbe segretamente puntando alla bomba atomica. «Si può discutere sul livello e sulla capacità dell’arricchimento, ma dire che l’Iran non dovrebbe avere alcun diritto in merito e, in caso contrario, minacciare bombardamenti… questa è la legge della giungla», ha concluso il vice ministro iraniano.

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