Puff Daddy resta in carcere, il giudice gli nega la cauzione: «La detenzione è obbligatoria fino alla sentenza per i reati di cui è accusato»


Niente libertà su cauzione per Sean Combs, noto anche come Puff Daddy. Il giudice federale Arun Subramanian ha sciolto oggi la riserva, decidendo che il magnate dell’hip hop dovrà restare in carcere in attesa della sentenza, dopo essere stato riconosciuto colpevole di traffico di persone a scopo di prostituzione. La decisione arriva al termine di una fase processuale già segnata da forti tensioni mediatiche e giudiziarie. Secondo il giudice, la natura dei capi d’imputazione – che rientrano nei reati federali più gravi legati allo sfruttamento umano – impone la detenzione obbligatoria fino alla pronuncia definitiva della pena.
La pericolosità e la recidiva dell’imputato
A rafforzare la decisione del tribunale, anche le parole dello stesso collegio difensivo, che ha ammesso pubblicamente alcuni comportamenti gravi da parte dell’artista. In particolare, l’avvocato Marc Agnifilo, capo della difesa, ha dichiarato: «Se Combs fosse stato accusato solo di violenza domestica, non saremmo qui a discutere un processo, perché si sarebbe dichiarato colpevole. Quello lo ha fatto». Queste parole, lette in aula durante l’udienza, sono state ritenute dal giudice un’ammissione indiretta della pericolosità e della recidiva dell’imputato, contribuendo a motivare il rigetto della richiesta di cauzione. La sentenza definitiva è attesa nelle prossime settimane.