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«Big, beautiful bill»: cosa prevede la maxi-legge fiscale di Trump e perché preoccupa gli investitori

02 Luglio 2025 - 13:50 Gianluca Brambilla
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Decisivo il voto del vicepresidente Vance per il via libera al provvedimento. Ora Trump preme per riuscire a firmare il 4 luglio, festa dell'indipendenza americana

Ci è voluto il voto del vicepresidente J.D. Vance per sbloccare lo stallo in Senato e far avanzare il «big, beautiful bill», il maxi disegno di legge fiscale che permetterà a Donald Trump di mantenere buona parte delle promesse fatte durante la campagna elettorale dello scorso anno. Il via libera della Camera alta del Congresso è arrivato nonostante il voto contrario di tre dissidenti repubblicani, che hanno fatto proprie le preoccupazioni avanzate nelle scorse settimane da un gruppo piuttosto eterogeneo: non solo l’opposizione democratica, ma anche importanti economisti, i conservatori più moderati e persino l’ex consigliere ad personam Elon Musk, arrivato ai ferri corti con Trump proprio a causa del maxi-provvedimento all’esame del Congresso.

Tagli al welfare in cambio di tasse più basse

La «grande e bellissima» legge spinta dalla Casa Bianca vale circa mille miliardi di dollari e punta su uno dei cavalli di battaglia di Trump: i tagli alle tasse. Il provvedimento approvato dal Senato prevede per esempio di eliminare le trattenute sulle mance e sugli straordinari, così come di aumentare il limite di detrazione per le imposte statali e locali. Il problema è che per finanziare tutte queste promesse elettorali c’è bisogno di soldi, tanti soldi. E Trump propone di andare a prenderli togliendo fondi ad alcuni programmi di welfare come Medicaid, il programma sanitario su cui fanno affidamento americani con disabilità o a basso reddito. Secondo il New York Times, sarà proprio chi vive in situazioni di difficoltà economica a subire le conseguenze più dure del pacchetto di misure approvato dal senato, che «riserva i maggiori benefici ai ricchi, mentre minaccia di togliere l’assicurazione sanitaria, i buoni pasto e altri aiuti ai poveri». Secondo un’analisi del Budget Lab di Yale, il 20% più povero degli americani vedrà il proprio reddito annuo netto ridursi del 2,3% nei prossimi decenni, mentre per il 20% più ricco aumenterà della stessa percentuale.

I timori per il debito pubblico

L’effetto regressivo delle politiche fiscali di Trump ha fatto storcere il naso ad alcuni senatori repubblicani, consapevoli del fatto che alcune delle misure proposte rischiano di essere molto impopolari tra gli elettori. Ma c’è un altro aspetto del «big, beautiful bill» che spaventa economisti ed esperti: l’impatto sul debito pubblico. Le stime dicono che il maxi-provvedimento fiscale spinto da Trump potrebbe far aumentare il debito pubblico degli Stati Uniti di una cifra compresa tra i 3mila e i 5mila miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Un’enormità, specialmente per un partito che ha spesso invocato la necessità di raggiungere la parità in bilancio e seguire politiche fiscali responsabili.

Il nuovo scontro Musk-Trump

Tra i principali detrattori del maxi-provvedimento approvato dal Senato, come detto, c’è anche Elon Musk. Il fondatore di Tesla e SpaceX contesta non solo l’irresponsabilità fiscale della Casa Bianca ma anche la decisione di stroncare i generosi incentivi alle auto elettriche e alla transizione energetica introdotti con l’Inflation Reduction Act durante la presidenza di Joe Biden. La versione originale del «big, beautiful bill» prevedeva uno stop immediato a tutte le agevolazioni fiscali per l’energia pulita. Peccato che finora a beneficiare di quegli sgravi siano stati soprattutto distretti amministrati da politici repubblicani, che infatti sono riusciti a ottenere un’eliminazione più graduale degli incentivi. Confermata, invece, la decisione di favorire gli investimenti nelle fonti fossili, in linea con la politica del «drill, baby, drill» più volte evocata da Trump.

La data-chiave del 4 luglio

Dopo il via libera del Senato – arrivato sul filo del rasoio: 51 voti favorevoli e 50 contrari – il testo passa all’esame della Camera, che inizierà a discutere già oggi, mercoledì 2 luglio. Lo speaker repubblicano Mike Johnson ha assicurato di voler rispettare la scadenza fissata mesi fa da Donald Trump, ossia approvare il provvedimento entro il 4 luglio. In questo modo, il «big, beautiful bill» potrebbe finire sulla scrivania del presidente giusto in tempo per la festa dell’indipendenza americana.

Foto copertina: EPA/Shawn Thew | Il presidente americano Donald Trump

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