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Meloni e Salvini si sono tinti di rosso nel 2024: in perdita i loro bilanci. Giorgia ha un problema con eletti e militanti. Perde soldi anche Italia Viva

03 Luglio 2025 - 21:39 Franco Bechis
giorgia meloni
giorgia meloni
La Lega ha chiuso il bilancio 2024 con una perdita di 1,464 milioni. Quasi uguale quella di Renzi: 1,417 milioni. Primi conti negativi di Fratelli di Italia (-681 mila euro) anche per la caduta delle entrate da tessere e da contributi di parlamentari e consiglieri regionali

Ironia della sorte della politica nel 2024 sono diventati rossi i due partiti principali della destra italiana, Fratelli di Italia di Giorgia Meloni e la Lega di Matteo Salvini. Sono finiti infatti in rosso i loro conti, cosa che non è novità assoluta per Salvini, ma non è quasi mai capitato alla Meloni dalla fondazione del suo partito. In rosso – a segnalare di nuovo qualche difficoltà finanziaria del sistema dei partiti, è finito anche Matteo Renzi con la sua Italia Viva. Ma per lui, che è stato segretario del primo partito della sinistra italiana, il colore rosso non è così in contrasto come per gli altri due. Il peggiore risultato di bilancio dei tre l’ha registrato Salvini: la sua Lega ha chiuso il 2024 con un disavanzo di 1.464.483 euro. Poco sotto Italia Viva, che ha avuto un disavanzo di 1.417.460 euro. La perdita di Fratelli di Italia nel bilancio approvato a giugno e appena reso pubblico è invece stata di 681.193 euro.

Crescono i simpatizzanti della Meloni, ma sono mancati i soldi di eletti e militanti

Tutti i segretari amministrativi dei tre partiti in rosso sostengono che avere causato le perdite sono state le spese importanti per le campagne elettorali, prima di tutto quella per le elezioni europee del 2024. E i numeri delle uscite confermano questa tesi: la Meloni ha raddoppiato ad esempio la spesa per servizi acquistati all’esterno del partito rispetto al 2023. Ma per Fratelli di Italia in particolare c’è anche un problema di non poco conto sul fronte delle entrate, che riguarda militanti ed eletti che hanno avuto il braccino più corto del solito. Generosi i simpatizzanti, che hanno versato a Fratelli di Italia attraverso il 2 per mille Irpef 5,65 milioni di euro contro i 4,8 milioni garantiti nel 2023. Ma le contribuzioni da persone fisiche, che vengono al 99% dalla decima che gli eletti si impegnano a versare, sono scese in modo sensibile piuttosto preoccupante per la Meloni, passando dai 3,9 milioni del 2023 ai 2,595 milioni di euro incassati nel 2024. Non pochi eletti, quindi, non devono avere proprio mantenuto l’impegno di versare al partito almeno mille euro al mese. Qualcosa è accaduto anche con i militanti, visto che gli incassi delle quote associative annuali (le tessere) sono scesi da 2,878 a 2,357 milioni di euro. Qualcuno non deve avere rinnovato la tessera.

I guai di Renzi, che con il suo partito ha il braccino un po’ corto, a differenza della Boschi

Diverso il problema di Renzi e del suo partito. Gli eletti non sono molti, ma i contributi da persone fisiche e giuridiche sono quasi raddoppiati, passando da 496.930 euro a 909.008 euro. Certo non sono più gli anni d’oro di Renzi, che quando creò Italia Viva riuscì a fare sborsare anche finanziamenti da 100 mila euro a importanti nomi della industria e della finanza italiana. Quell’appeal non c’è più, e ne è rimasta traccia solo nel contributo più alto ricevuto, quello da 50 mila euro del finanziere e amico personale di Renzi, Davide Serra. Fra gli eletti non si può dire che Renzi si sia svenato per il partito, pur avendo qualche disponibilità economica più degli altri: in un anno ha versato appena 6 mila euro. Mille meno di Raffaella Paita, i due terzi dei 9 mila euro versati da Roberto Giachetti e meno della metà dei 15.580 euro versati da Maria Elena Boschi, che è stata l’eletta più generosa con il partito. La situazione di Italia Viva è comunque preoccupante tanto che Renzi e il suo tesoriere, Francesco Bonifazi, scrivono nella relazione: «Alla luce del disavanzo patrimoniale registrato al 31 dicembre 2024, è stato predisposto un piano di riequilibrio economico-patrimoniale e finanziario mediante la redazione di un piano economico-finanziario pluriennale per gli esercizi 2025 e 2026, da cui si evidenzia un progressivo ripristino dell’equilibrio economico-patrimoniale entro il 31 dicembre 2026». Cosa contenga quel piano è ancora un mistero. Ma una cosa è certa: gli eletti di Italia Viva, primo fra tutti Renzi, ora dovranno mettere mano al portafoglio.

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