Sangiuliano confessa: «A un certo punto ho pensato al suicidio». Il consiglio degli psicologi, l’intervista che non rifarebbe dopo lo scandalo


L’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano rompe il silenzio dopo il caso Boccia che ha segnato la fine della sua carriera politica. In un’intervista al Foglio da Parigi, dove oggi lavora come corrispondente Rai, Gennaro Sangiuliano racconta i momenti di fatto più bui della sua vita recente. «A un certo punto ho pensato al suicidio – ha detto a Francesco Merlo – Avevano costruito un’altra persona. Io leggevo cose su di me che non riconoscevo. Ero trasformato in una figura da abbattere. Tutto era usato contro di me. Tutto».
Addio per sempre alla politica
Sangiuliano sembra aver voltato pagina definitivamente: «Con la politica ho chiuso. Basta. Anche se nella vita mai dire mai». Quando gli viene chiesta una possibile candidatura alle Regionali in Campania, l’ex ministro rivela: «Me l’hanno chiesto ma ho rifiutato». Il racconto si fa più personale quando parla della sua solitudine: «Gente che ho aiutato e che poi non si è più fatta viva. Ma non faccio nomi». E sulla sottosegretaria Lucia Borgonzoni? «Zero» risponde senza giri di parole.
Gasparri a La Russa «due fratelli», Giuli «più bravo di me»
Su chi gli ha dimostrato solidarietà, Sangiuliano non si tira indietro e fa i nomi di Maurizio Gasparri e del presidente del Senato, Ignazio La Russa. «Per me sono come due fratelli», confessa. «Li sento spesso, anche Salvini». Sul rapporto con Giorgia Meloni precisa: «Ci scambiamo messaggi per Natale, per i compleanni e qualche volta anche sulla politica internazionale». Dell’attuale ministro della Cultura Alessandro Giuli, suo successore, dice: «È più bravo di me. Si sa fare concavo».
La storia di Kaufmann e lo scandalo tax credit: «Mi hanno crocifisso, ma avevo ragione»
Negli ultimi giorni, racconta Sangiuliano, «mi ha scritto Giorgetti. Non lo sentivo da mesi. Ci eravamo scambiati gli auguri a Natale e basta. Poi, all’improvviso, l’altro giorno, quando riesplodeva il caso del tax credit, la storia di questo Kaufmann che ha truffato lo stato per 800mila euro, mi arriva un messaggio: “Stamattina ho pensato a te. Avevi ragione”. Punto». Proprio sul tax credit e il caso dell’uomo accusato degli omicidi di villa Pamphili che ha intascato soldi pubblici, come anticipato da Open, Sangiuliano rivendica oggi le sue politiche: «Per essere intervenuto sul tax credit, per avere messo un freno, per aver inserito qualche regola di buon senso, sono stato fucilato. Io ho sempre detto che 300-400 milioni all’anno sono una cifra giusta per il cinema, purché distribuiti in base a regole serie. Non si trattava di eliminare i finanziamenti, ma di razionalizzarli». L’ex ministro punta il dito contro l’inefficienza del sistema: «Hanno detto che volevo distruggere il cinema italiano. Invece io lo volevo salvare. Io vi domando: la qualità del cinema italiano, con tutti questi soldi, è migliorata o peggiorata? Secondo me è peggiorata. L’anno scorso abbiamo prodotto 800 film in un anno, contro i 300 della Francia e i 200 della Germania. Ma neanche il cinefilo più accanito può guardare 800 film».
Il tax credit come il Superbonus
Sangiuliano traccia un parallelo illuminante: «Il tax credit è come il superbonus edilizio. E anche i costi sono impazziti: un camion per le riprese, un parrucchiere di scena, oggi costano il doppio rispetto a cinque anni fa. Proprio come è successo con il superbonus. Nel 2016 il fondo per il cinema era sotto i 400 milioni. Nel 2017 è salito a 423, poi siamo schizzati a 850 milioni nel 2022. Io lo riportai a 700 milioni. E per questo sono stato linciato».
Sangiuliano finito in terapia: «Mi dicono di rimuovere»
Il processo di elaborazione del trauma è ancora in corso. «Gli psicologi che mi seguono mi hanno consigliato una cosa: rimuovere. E così sto facendo. O almeno ci provo. Dico solo che i giornali, e anche le televisioni, hanno pubblicato notizie false, insinuazioni personali, foto private». Quando gli vengono chiesti i rimpianti, Sangiuliano non si nasconde: «Sì certo, tanti. Forse non avrei dovuto fare il ministro, ma restare a fare il giornalista. Stavo meglio. A volte nei momenti più neri ho anche ripensato alle scelte che ho fatto nella vita. Ho pensato che sarebbe stato meglio seguire i miei amici di sempre, gli amici del liceo, e fare il medico come loro. Sarei stato un bravo medico, credo».
L’intervista al Tg1? «Non la rifarei»
Particolare rammarico per l’intervista al Tg1 con Gian Marco Chiocci, fatta poco prima delle dimissioni: «Non la rifarei». Fu un’intervista imposta? «No comment. Voglio rimuovere tutto». Nonostante le dichiarazioni di chiusura, dietro le quinte si parla di un possibile ritorno di Sangiuliano in politica, dalla sua Campania. Si profilerebbe una candidatura da capolista per FdI alle prossime elezioni regionali, non da governatore ma da «soldato», in cerca di un pieno di preferenze in vista delle Politiche del 2027. Ma lui per ora non sembra per niente intenzionato a lasciare l’incarico in Rai.