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Alessandro Greco, la moglie Beatrice Bocci e la castità: «È stata una libera scelta»

16 Luglio 2025 - 07:22 Alba Romano
alessandro greco beatrice bocci castità
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Il conduttore di Unomattina: una volta ho imitato Troisi con lui al telefono

Alessandro Greco è il volto di Unomattina Estate su Rai 1. Ha legato il suo successo al programma Furore. E oggi racconta al Corriere della Sera come ha iniziato: «Presentavo ma avevo anche delle mie performance: imitavo Lucio Dalla, Celentano, Pizzul. Ero entrato così nel giro degli spettacoli itineranti, in contatto con quei comitati di cui Michele Guardì (storico autore tv, ideatore de I fatti vostri, ndr) ha fatto una religione. In una di quelle serate, in provincia di Bari, mi dissero che sarebbe intervenuto un pianista: iniziò a suonare ed era bravissimo. Aveva anche dei momenti parlati e ci fece sbellicare: era Checco Zalone», dice a Chiara Maffoletti.

L’imitazione di Troisi

La sua prima volta in tv è stata «a 17 anni. Avevo vinto la sezione volti nuovi a Castrocaro, me lo fecero sapere tramite telegramma. Andai al concorso e mi trovai di fronte una dea di nome Clarissa Burt. All’epoca stava con Troisi e dopo avermi sentito mentre lo imitavo, mi chiese di farla a lui al telefono. Imbarazzatissimo obbedii. Lui diceva: “Ma io non parlo accussì (e imitava la sua voce)”. “No, no, tu parli proprio accussì ”, ribattevo io».

Il suo pigmalione è stato «Raffaella Carrà, ma prima di lei devo citare anche Lino Banfi che, nel 1994, mi aveva voluto nel suo programma di Radio 2: imitavo i cantanti. Erano gli anni in cui Pino Daniele, Jovanotti e Eros Ramazzotti facevano concerti trionfali insieme, i fan si aspettavano un loro disco, che però non arrivava…». Ci pensò lei. «Con lo pseudonimo Idem, cantai una serie di brani scritti dagli autori di Perdere l’amore imitando le loro tre voci che si intrecciavano. La canzone di punta, Evviva la musica (Uè guagliò) fece il finimondo, vendendo oltre 80 mila copie: era trasmessa da tutte le radio».

Beatrice Bocci

Poi parla del suo rapporto con Beatrice Bocci: «Assolutamente sì. Quando ci siamo innamorati certi valori non erano stati ancora riscoperti e noi siamo stati descritti come due integralisti, scontati, noiosi… Ma eravamo semplicemente due ragazzi innamorati che avevano deciso di mettere su famiglia. Quando ho conosciuto Beatrice, Alessandra, nostra figlia, aveva già 5 anni: io ho deciso di esserci anche per lei. “Povero Greco, è rimbambito”, mi dicevano. Ma io ero innamorato e se ami abbracci tutto il mondo dell’altro, anche le difficoltà di dover fare il padre nel rispetto di un padre esistente. Ho avuto tutti gli oneri ma poco onore. Ma alla fine l’amore ha prevalso, il bene vince sempre (insieme hanno avuto anche un secondo figlio, ndr ) e mia figlia da tempo mi chiama babbo. Agli inizi della nostra storia, però, sono state inventate anche leggende metropolitane per screditarci».

Le leggende metropolitane

Per esempio, spiega Greco, «si parlava di una reciproca gelosia spropositata. Bugia. Così come il fatto che io ponessi come condizione il dover lavorare con lei. Semplicemente, facevamo lo stesso mestiere ed eravamo entrambi disponibili a fare anche cose insieme, ma mai come imposizione». Sulla castità, aggiunge, «sul web ci si ferma ai titoli che non possono spiegare quello che in realtà è il frutto del nostro cammino di fede. È stata una decisione sponsale rimettere al centro della nostra vita personale e di coppia i sacramenti, così da poterci sposare anche in Chiesa, come è successo nel 2014, dopo che ci eravamo uniti civilmente nel 2008. Noi abbiamo accolto la castità dopo anni di relazione e due figli così che i sacerdoti potessero offrirci i sacramenti, che sono il livello massimo di unione con Dio. Nessuno ci ha prescritto di farlo, non ci hanno dato una ricetta con scritto di rimanere casti. È stata una nostra libera scelta».

Il bodyshaming

Poi parla delle ironie sul suo peso: «Oggi lo chiamerebbero bodyshaming. A un certo punto è stato detto anche che non ero più presentabile, che ero sfatto. Faceva male. La verità è che devo stare attento, perché sono cintura nera di enogastronomia e quindi, se esagero, poi devo anche espiare, cosa che ora faccio».

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