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Patty Pravo, le droghe e la chirurgia: «Ho fatto solo qualche punturina»

17 Luglio 2025 - 06:53 Alba Romano
patty pravo
patty pravo
La cantante: mai provata la cocaina. Il resto sì. E sulla chirurgia estetica...

Nicoletta Strambelli si chiama così perché aveva uno zio «che è morto tuffandosi da una diga. In realtà mi chiamo Nicola Strambelli». Ma a Patty Pravo non sembra strano avere un nome da maschio: «No e poi per tutti ero la Nina… Cambiare il nome alle persone è un vezzo veneziano. Nina era diminutivo di bambina, una cosa tenera». La cantante è nata e cresciuta a Dorsoduro in provincia di Venezia: «Ero una bambina con uno spirito libero, perché sono cresciuta con una nonna libera: usciva alle 5 di mattina per comperare il quotidiano. Un’infanzia meravigliosa». Pravo racconta oggi la sua vita e la sua carriera in un’intervista al Corriere della Sera. Nel colloquio con Michela Proietti dice di aver provato tutte le droghe tranne la cocaina. E che ha fatto solo qualche punturina.

Cinque matrimoni

Patty Pravo si è sposata almeno cinque volte: «Vero, ma non ero io ad insistere per il matrimonio: erano gli altri che volevano sposarmi. Per me che ci fosse o meno non cambiava nulla». Al Piper «ci sono arrivata a 15 anni per caso. Un mio amico mi ha detto che c’era un posto a Roma, dove si esibivano artisti inglesi e americani: abbiamo preso un Maggiolino e ci siamo messi in viaggio. Il giorno dopo eravamo al Piper: indossavo una camicetta e un paio di pantaloni a vita bassa, mi sono messa a ballare». Proprio di quella serata esiste una registrazione negli archivi Rai: «C’erano Renzo Arbore, Gianni Boncompagni. Si è avvicinato il patron Alberigo Crocetta e mi ha chiesto se sapevo cantare oltre che ballare. Gli ho voltato le spalle e ho proseguito a ballare. Il giorno dopo mi ha chiamata: avevo un contratto con la Rca. È nata così Patty Pravo».

Camminavo scalza per Roma

Il nome «è venuto fuori una sera, dopo un concerto, mentre mangiavamo un piatto di spaghetti con un gruppo di ragazze inglesi che si chiamavano tutte Patty. Mi sono messa a parlare di Dante, dell’Inferno e delle anime “prave”». Del periodo romano ricorda che «camminavo scalza per Roma. Tutti mi parlavano della bellezza di Roma, ma venendo da Venezia ero abituata. Non avevo la sindrome di Stendhal. Ero amica di artisti e pittori, Mario Schifano è stato per tutta la vita come un fratello». E ancora: «Con Gianni Boncompagni andavamo sul Raccordo con il Cinquecentino: gli è venuta in mente così Ragazzo triste . Gli dissi: ma perché dobbiamo cantare la tristezza, noi siamo felici! Lui mi rispose: “Vedrai avrà successo”. Aveva ragione, con quel testo parlavamo ai giovani. La Rai l’ha censurata, ma l’ha trasmessa il Vaticano».

I figli

Non si è pentita di non aver avuto figli: «Non è un rimpianto: con Gordon a un certo punto ci avevamo pensato, eravamo in Giappone. Gli ho detto: potremmo attaccare la culla alla batteria, così mentre muovi il pedale il bambino dorme. Sarebbe stata una idiozia. Non ho più avuto voglia di maternità: si può vivere senza figli». A Francesca Fagnani ha detto di non aver mai utilizzato la chirurgia estetica: «Perché è la verità: faccio al massimo le iniezioncine, ma il lifting no: ci vogliono due mesi per riprendersi, non ho tempo di stare tutto questo tempo fasciata».

Giorgia ed Elodie

Poi parla delle colleghe di oggi. Giorgia: «Mi è simpatica. Fuma le Marlboro rosse come me». Elodie: «È molto brava ma alla sua età non ero così. Si fa vestire dagli altri, io ho fatto di me ciò che volevo. Oggi si fanno dire quello che devono indossare, ci vuole più personalità». Oggi ha vicino Simone Folco, di 43 anni più giovane. «È da 13 anni che mi è accanto, quando ci siamo conosciuti era un ragazzino: gli abiti che uso in scena li fa lui, ha talento. Quando ho visto le sue creazioni gli ho detto: domani ti aspetto alle 16 da me». Ha fatto la prima mossa. «In un certo senso sì». Nella sua vita «la trasgressione non è mai mancata. Le droghe tutte, tranne la cocaina». E per lei la trasgressione è «mostrarsi per quello che si è davvero». Il suo elisir di lunga vita. «Non me la prendo mai per nulla. Troppa fatica».

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