Musk spinge Grok, pronti altri 12 miliardi per costruire il mega data center Colossus 2: il patto con Nvidia e l’aiutino di Trump all’ultimo minuto


Nessuno, neanche le macchine, smette di studiare e imparare. È per questo che Elon Musk sarebbe in trattativa con un fondo per un prestito da 12 miliardi di dollari che andrebbe a finanziare la costruzione di uno dei più grandi data center al mondo per addestrare Grok, il chatbot prodotto dalla start up xAI. Una società che il miliardario sudafricano ha costruito dal nulla, cavalcando l’ondata di entusiasmo intorno all’intelligenza artificiale e nata quasi per gioco come supporto integrato – troppo spesso senza filtri – al social X. E che ora gli è valso la partnership diretta con il gigante Nvidia e l’inserimento, nel segreto e all’ultimo minuto, in un progetto multimilionario con il Pentagono. Quando si parla di business, insomma, i vecchi screzi tra Musk e la Casa Bianca sono acqua passata.
Il ruolo di Valor Equity Partners e le richieste dei creditori
Secondo il Wall Street Journal, che ha anticipato in esclusiva la nuova trattativa, l’imprenditore sarebbe ingaggiato in serie discussioni con Valor Equity Partners, un fondo di investimenti di Chicago. A spingere per questo patto ci sarebbe Antonio Gracias, fondatore della società e amico personale di Elon Musk. L’ostacolo da superare in questo momento è ottenere il via libera dai creditori. Stando ad alcune fonti, citate da Reuters, molte banche starebbero frenando l’operazione. Da una parte, pretendono che il prestito venga rimborsato dal patron di Tesla entro i prossimi tre anni. Dall’altra, consapevoli del fatto che l’IA sia in un campo minato per gli investimenti, vorrebbero porre un tetto ben chiaro all’importo di denaro concesso in credito a Musk.
Il nuovo mega center Colossus 2 e il ruolo di Nvidia
Lo scopo di Elon Musk è quello di guadagnarsi l’indipendenza infrastrutturale dalle altre Big Tech, su tutte Amazon, Microsoft e ovviamente OpenAi. Non può però farlo da solo, ed è qui che entra in campo Nvidia. Il Ceo Jensen Huang, che di certo negli ultimi giorni non ha lesinato elogi a Musk, ha già fornito 30mila chip GB200, specifici per l’addestramento dell’intelligenza artificiale. I 12 miliardi raccolti da xAI dovrebbero proprio servire a finanziare una nuova maxi operazione di leasing, un prestito di circa 550mila schede di tipo Gb200 e GB300, tra le più avanzate in commercio. Queste verranno allestite in una unica e nuova «infrastruttura di supercalcolo», con l’espressa funzione di «supportare il chatbot Grok e più in generale le attività di formazione dei modelli linguistici di grandi dimensioni». L’imminente creazione di questo nuovo mega data center – le dimensioni sono anticipate dal nome “Colossus 2” – è stata annunciata dallo stesso imprenditore sudafricano sul suo social.
July 22, 2025
I 10 miliardi già raccolti e il contratto con il Pentagono
Elon Musk vuole però fare le cose in grande. «L’obiettivo di xAI è andare online entro 5 anni con 50 milioni di unità», ha scritto sempre su X. È probabilmente un obiettivo ambizioso, forse troppo, che però si fa forte proprio dell’alleanza strategica con Nvidia. Ma anche dei 10 miliardi che, sotto forma di prestiti o di partecipazioni ai capitali dell’azienda, la start up ha già raccolto nelle ultime settimane. Tra le più notevoli ci sono i 2 miliardi versati dalla tasca destra di Musk (SpaceX) alla tasca sinistra (appunto xAI), ma anche l’accordo da 5 miliardi siglato a inizio giugno con la banca Morgan Stanley. Oltre che i 200 milioni che dovrebbero arrivare anche da Washington, come parte di un progetto a quattro teste in cui l’azienda di Musk è stata arruolata dal Pentagono insieme a OpenAi, Microsoft e Anthropic. Lo scopo? «Affrontare le sfide critiche per la sicurezza nazionale». Poco importa se, come riporta Nbc, xAI sia considerata tra le piattaforme di intelligenza artificiale meno sicure al momento in circolazione.