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«Controproducente»: Giorgia Meloni spiega perché l’Italia non riconoscerà la Palestina

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La premier: «Se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è». Tajani: l'Anp riconosca Israele

Lo Stato di Palestina deve nascere. Ma non ora. Perché sarebbe «controproducente». Giorgia Meloni non seguirà Emmanuel Macron, che ha annunciato che la Francia riconoscerà la Palestina. Sfidando l’ira di Israele e Usa. La premier spiega a Repubblica che la sua linea non prevede svolte: «L’ho detto varie volte, anche in Parlamento. L’ho detto alla stessa autorità palestinese e l’ho detto anche a Macron: io credo che il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, possa addirittura essere controproducente per l’obiettivo».

Controproducente

La presidente del Consiglio spiega che «se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è». I palestinesi chiedono da anni la benedizione diplomatica. Che sarebbe utile a frenare la guerra di Benjamin Netanyahu. Il quale infatti vede il riconoscimento come un tradimento. «Quanto ho detto è la ragione per la quale essendo favorevolissima allo Stato della Palestina, non sono favorevole al suo riconoscimento a monte di un processo per la sua costituzione», dice oggi. Anche Antonio Tajani frena: «L’Italia è per la soluzione due popoli e due Stati. Ma il riconoscimento del nuovo Stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele. A noi interessa la pace, non la vittoria di uno sull’altro».

Le altre reazioni

Anche i palestinesi hanno espresso reazioni contrastanti all’annuncio di Macron. L’agenzia di stampa France Presse ha sentito Nabil Abdel Razek, residente a Ramallah, sede dell’Autorità Nazionale Palestinese: «Speriamo che questa decisione venga attuata e che la maggior parte, se non tutti, i paesi del mondo seguano l’esempio della Francia riconoscendo il diritto del popolo palestinese a uno Stato indipendente». «Tutte le decisioni (di questo tipo) non solo affermano i diritti del popolo palestinese, ma contribuiscono anche a cambiare la violenta realtà nella regione e a stabilire una maggiore stabilità», dice ad Afp Ahmed Ghoneim, un attivista politico che si prepara a partecipare a una manifestazione di solidarietà con Gaza.

142 su 193

Almeno 142 dei 193 stati membri delle Nazioni Unite riconoscono lo Stato di Palestina, secondo un conteggio dell’agenzia. Ma gli analisti sono più cauti: «Il governo israeliano è già in piena crisi (dopo l’annuncio francese, ndr), con il vice primo ministro che chiede l’annessione della Cisgiordania in risposta», osserva Nour Odeh, un commentatore di politica palestinese. «Nel frattempo, la domanda per i palestinesi è cosa farà ora la Francia di fronte alla carestia imposta da Israele a Gaza», ha scritto su X. «Ciò che la Francia avrebbe dovuto riconoscere è il genocidio in corso e adottare misure concrete per porvi fine, così come per l’occupazione», sostiene Inès Abdel Razek, co-direttrice del Palestinian Institute for Public Diplomacy (PIPD).

Cosa serve davvero alla Palestina

In un’intervista con l’Afp Razek cita la sospensione degli scambi commerciali o la rottura delle relazioni diplomatiche. «Un esempio di gesto coraggioso è quello del presidente colombiano che ha chiesto al suo esercito di bloccare le navi che trasportavano energia e armi verso Israele», aggiunge. Samer Sinijlawi, altro attivista, sottolinea l’accenno di Macron alle elezioni che si terranno entro giugno 2026. «E queste elezioni ci danno speranza», commenta.

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