«Rinchiuso a Gaza da due anni, non mi danno più acqua né cibo». I nuovi video degli ostaggi scuotono Israele: «Abbiate pietà di loro»


Pelle e ossa, il volto emaciato e lo sguardo terrorizzato. Così appare Rom Braslavski, ostaggio israeliano prigioniero a Gaza dal 7 ottobre 2023, in un nuovo video diffuso ieri sera dalla Jihad islamica palestinese. Il filmato circola online, ma la famiglia non ne ha autorizzato la diffusione al di là di pochi fotogrammi. A diffondere una versione ridotta all’osso con sottotitoli in italiano è stato Il Riformista. Braslavski, 21 anni, lavorava come guardia di sicurezza al festival di Re’im preso d’assalto dai miliziani. Rapito da Hamas, sarebbe poi stato venduto all’altra principale fazione terroristica di Gaza, la Jihad Islamica. Nel video Braslawski parla con la voce rotta dal pianto e ricorda il suo tragico destino, benché le parole siano pronunciate sotto l’evidente minaccia dei carcerieri: «Sono qui a Gaza da due anni ormai, due anni di sofferenza per quest’ultima operazione». Appare scheletrico, ed è lui stesso a spiegare perché: «Prima mi davano un po’ di cibo e acqua, ora non mi danno più nulla». E oggi Hamas ha diffuso in rete il video di un altro ostaggio, Evyatar David, rapito anch’egli il 7 ottobre nell’assalto al festival di Re’im.
Le condizioni disperate del 21enne e la rabbia della madre
Dopo la pubblicazione del video la madre di Braslavski, Tami, è scoppiata in lacrime: «L’hanno distrutto. Hanno spezzato mio figlio. Guardatelo. Non piange mai, ma in quel video piange. Lo picchiano. È pelle e ossa». Di qui l’appello al mondo. «Tutti parlano della fame a Gaza. Ma Rom non riceve né cibo né medicine. È dimenticato. Abbiate compassione per lui. Abbiate compassione per tutti gli ostaggi, non solo per chi soffre dall’altra parte». La donna ha chiesto un incontro urgente al premier israeliano Benjamin Netanyahu, al ministro della Difesa Israel Katz e al capo di stato maggiore Eyal Zamir, che accusa di aver abbandonato suo figlio. «Non mi hanno nemmeno chiamata dopo il video. Voglio mio figlio a casa. Ora». Non è del tutto chiaro però quale sia il destino attuale di Braslavski. La Jihad islamica sostiene che il filmato sarebbe stato registrato alcuni giorni prima di una presunta perdita di contatto con i carcerieri del giovane avvenuta la scorsa settimana. Impossibile, ovviamente, verificare la veridicità di tali affermazioni. «Propaganda parte di una guerra psicologica», la definisce con sprezzo la stessa famiglia dell’ostaggio.