Lo «tsunami bianco» che preoccupa la Francia, il rapporto del governo: «La cocaina entra nel Paese da tutte le frontiere e con ogni mezzo»


Un rapporto riservato del ministero dell’Interno francese, visionato da Le Monde, dal titolo Stato della minaccia legata ai traffici di stupefacenti, redatto dall’Ufficio Antidroga (Ofast), illustra l’enorme impatto del traffico di droga in Francia, in particolare della cocaina, che il ministro dell’Interno Bruno Retailleau definisce una «vera e propria minaccia esistenziale» per il Paese. Il documento di 62 pagine, offre una panoramica a 360 gradi su una moltitudine di traffici, che non passano più soltanto attraverso gli oceani ma sfruttano lo sviluppo delle rotte aeree e via terra dei Balcani e dell’Asia Centrale per inondare la Francia, che è «improvvisamente diventata uno dei Paesi europei più colpiti», da quello che le autorità definisco «tsunami bianco».
3,7 milioni di francesi hanno sperimentato almeno una volta nella vita la cocaina
Un primo dato ineludibile, scrive il quotidiano di Parigi, è l’aumento del consumo di cocaina, supportato dall’abbondanza di produzione e dalla persistenza della domanda. Secondo i dati dell’Office français des drogues et des tendances addictives (OFDT), 3,7 milioni di francesi hanno sperimentato almeno una volta nella vita la sostanza, mentre 1,1 milioni sono considerati consumatori “abituali”. Il rapporto indica, inoltre, il boom della produzione mondiale di cocaina con quasi 4mila tonnellate prodotte nel 2004. La Colombia ha prodotto da sola 2.700 tonnellate (+53% rispetto al 2022) e il Perù 900 tonnellate. «Il record dei sequestri testimonia la grande disponibilità di sostanze stupefacenti sul nostro territorio, il che comporta una minaccia crescente», commenta Christian de Rocquigny, vicedirettore dell’Ofast. «Si tratta oggi di una lotta asimmetrica, con la saturazione dei servizi di polizia e giustizia di fronte alle reti criminali».
L’ingegnosità dei narcotrafficanti
Se questi numeri impressionano, ciò che colpisce maggiormente è l’ingegnosità dei narcotrafficanti. I metodi di occultamento della droga ne sono, infatti, un esempio: dalle protesi alle finte pance in silicone da donna incinta, dalle statue sacre, impianti mammari o glutei, agli abiti impregnati di cocaina allo stato liquido, fino al più complesso ma efficace sistema della dissimulazione chimica, che permette di sciogliere la cocaina in un solvente, mescolata a prodotti comuni come shampoo o creme, e poi gli ultimi anelli della catena la estraggono di nuovo nei laboratori.
La droga entra in Francia da tutte le frontiere e con ogni mezzo
La Francia, spiega ancora Le Monde, con i suoi 5.500 chilometri di coste, il più grande aeroporto europeo e la sua posizione centrale in Europa, offre una meta privilegiata sia per il consumo di droga che, oggi, come zona di transito verso Paesi terzi. La lista delle zone di importazione è lunga: cannabis dal Canada; cocaina spedita via container da Antille o Brasile – lungo rotte atlantiche o tramite l’Africa occidentale – ma anche proveniente direttamente dai Paesi produttori come il Perù, dove il «trasporto di droga tramite corrieri sulla tratta Lima‑Parigi ha preso rilevanza»; eroina raccolta in Afghanistan e trasportata lungo le varie rotte balcaniche da Iran e Turchia; precursori chimici per droghe sintetiche dalla Cina; cannabis anche, ora anche dalla Thailandia, dove la legalizzazione del 2022 «ha generato un’esplosione di traffico verso l’Europa» (1,3 tonnellate di erba thailandese sequestrate nel 2024 e già 592 kg al 1° maggio 2025).
Spesso i trafficanti usano come prime tappe i territori d’Oltremare della Francia, per esempio la Martinica, la Guadalupa, la Guiana – dove nell’aeroporto internazionale della Caienna ogni passeggero viene sottoposto a un controllo antidroga – e la Polinesia francese, quest’ultima nel mirino per l’importazione di metanfetamina. In sostanza, nel 2024 – si legge nel rapporto dell’Ofast, la droga entra in Francia da tutte le frontiere e con tutti i mezzi (aerei, navi, semisommergibili, veicoli, persone, merci) e i controlli aeroportuali stanno subendo una pressione senza precedenti.
La gerarchia
I gruppi criminali che oggi si spartiscono un mercato stimato in 7 miliardi di euro sono il risultato di «storie di successo»: trafficanti di cannabis che hanno accumulato capitali rilevanti, poi reinvestiti nel mercato più redditizio della cocaina. Al vertice di tali gruppi, vi è una sorte di élite, che ha contatti con i produttori sudamericani. «Meno di dieci organizzazioni gestiscono quasi tutte le importazioni di cocaina in Francia», specifica il documento Ofast. A loro si deve la «democratizzazione» dell’offerta di questa droga e il «superamento di un nuovo livello di violenza». Al loro servizio, vi sono poi i semi-grossisti, esperti di logistica, che trasportano le sostanze e le rivendono ai venditori al dettaglio. Circa 5mila individui orbitano intorno a questi gruppi criminali insediati nelle città francesi. Infine, alla base della piramide c’è la forza lavoro, spesso giovanissima e sempre più deterritorializzata, incaricata soprattutto delle attività di vendita tramite consegne a domicilio o punti di spaccio.
Oltre alle attività di trasporto, vendita, chimica e alta finanza, emerge un’altra caratteristica della penetrazione dei gruppi criminali legati al traffico di stupefacenti: una violenza «disinibita» e «quasi sistematica». Nel 2024, 173 città hanno registrato omicidi o tentati omicidi legati al traffico di stupefacenti, rispetto a 161 del 2023. Accanto alle organizzazioni criminali basate in Francia, con i loro legami con i cartelli sudamericani, ci sono numerose organizzazioni criminali internazionali coinvolte nel traffico di droga. Tra queste figurano la ‘Ndrangheta calabrese, la Mocro Maffia marocchina-olandese, i clan balcanici e i gruppi criminali turchi, asiatici, senegalesi e nigeriani.
Una «controcultura dei trafficanti»
Il rapporto parla anche di una vera e propria «controcultura dei trafficanti», che non si limita a operare nell’ombra, ma che ora ha iniziato a mostrarsi pubblicamente, come dimostrato dalla clamorosa conferenza stampa della DZ Mafia, organizzata il 6 ottobre 2024. Durante questa “conferenza”, alcuni narcotrafficanti si sono presentati con i volti coperti e il nome della loro organizzazione ben visibile, per distanziarsi da due omicidi recenti che avevano scosso l’opinione pubblica di Marsiglia. Questo atteggiamento è il segno di come le organizzazioni criminali stanno cercando di consolidare la loro influenza, creando una sorta di «legame sociale» con le comunità locali.