Caso Almasri, il governo: «Tutelato lo Stato da un pericolo grave e imminente». E il procuratore Lo Voi sbotta sui tempi dell’indagine


Le azioni compiute dai rappresentanti del governo italiano sulla vicenda dell’espulsione del generale libico Najem Osama Almasri furono motivate da un «pericolo grave e imminente» per l’interesse nazionale. Lo sostiene l’esecutivo stesso nella memoria ufficiale depositata il 30 luglio al Tribunale dei ministri, ora di dominio pubblico. Al centro del contendere, come noto, il caso del mancato arresto e poi del rinvio in Libia (su un volo di Stato) del generale libico che torturava i migranti. Vicenda per la quale l’Italia è entrata in rotta di collisione con la Corte penale internazionale e per cui il Tribunale ora ha chiesto il rinvio a giudizio per i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, archiviano invece la posizione di Giorgia Meloni.
«Salvaguardato interesse dello Stato»
Il documento del governo richiama l’articolo 25 del codice Onu sulla responsabilità internazionale degli Stati su atti illegittimi (Responsibility of States for Internationally Wrongful Acts), secondo cui delle misure illecite possono essere giustificate se servono a tutelare un interesse essenziale dello Stato da un pericolo grave e imminente. Per questo, nella visione dell’esecutivo, le condotte dei ministri Piantedosi e Nordio e del sottosegretario Mantovano, indagati per omissione, peculato e favoreggiamento, sarebbero da considerarsi pienamente legittime. La memoria è ora al vaglio della Giunta per le autorizzazioni della Camera, dove sarà giudicata la richiesta di procedere nei confronti del solo Carlo Nordio, l’unico dei tre a essere un parlamentare eletto.
Lo sfogo di Lo Voi: «Ma quale ritardo?»
Sul caso si è acceso anche un fronte polemico legato alla tempistica con cui la procura di Roma ha trasmesso gli atti alla Camera. Il procuratore capo Francesco Lo Voi ha respinto con fermezza ogni accusa di ritardo, chiarendo di aver ricevuto il fascicolo del Tribunale dei ministri il 4 agosto e di averlo trasmesso a Montecitorio già il giorno successivo. «Se 24 ore vi sembrano troppe…», ha tagliato corto Lo Voi, sottolineando che i documenti andavano prima letti, ordinati, completati con i necessari provvedimenti e fotocopiati integralmente. Il procuratore ha inoltre smentito che gli atti fossero arrivati in Procura già il primo agosto, come affermavano alcune voci circolate negli ultimi giorni.