Sergio Mattarella e la lezione di Hiroshima: «Un crimine contro l’umanità, il mondo dica no al nucleare»


Un «evento apocalittico», che ha segnato in maniera indelebile l’umanità e che anno dopo anno – soprattutto di fronte ai nuovi conflitti – funge da monito per le generazioni presenti e future. A 80 anni dalla prima bomba atomica sul Giappone, quella che il 6 agosto 1945 rase al suolo Hiroshima tre giorni prima del tragico bis su Nagasaki, è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a sottolineare la lezione della storia: «L’annientamento dell’umanità è la prospettiva che l’uso del nucleare ha posto dinanzi a tutti noi. Oggi occorre ribadire con forza che l’uso o anche la sola concreta minaccia di introdurre nei conflitti armamenti nucleari appare un crimine contro l’umanità».
Il monito sulla «furia distruggittrice dell’uomo»
«I bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki non sono solo episodi bellici tra i più dolorosi del secolo scorso, né rappresentano soltanto una ferita ancora aperta per il popolo giapponese», sostiene il capo di Stato. «Le due città sono moniti eterni di una memoria universale che testimonia dove può portare la furia distruggitrice dell’uomo e, al contempo, esempio di resilienza, di ciò che è possibile costruire con la pace». I due bombardamenti nucleari, che hanno messo in ginocchio il Giappone costringendolo alla resa incondizionata agli Alleati, fissano la prima «esperienza di un evento apocalittico. Le esplosioni disintegrarono nel bagliore di un solo istante interi quartieri delle due città, spargendo morte e devastazione in proporzioni mai conosciute prima di allora. Ne pagarono il tributo sanguinoso decine di migliaia di vittime, perlopiù civili innocenti».
«Nessuna guerra nucleare può essere vinta»
«Quei tragici avvenimenti, le molteplici sofferenze patite negli anni successivi dai sopravvissuti, rimangono per l’umanità monito che non può essere dimenticato. L’annientamento dell’umanità è la prospettiva che l’uso del nucleare ha posto dinanzi a tutti noi», continua Sergio Mattarella. «A cinquanta anni dalla ratifica del Trattato di Non Proliferazione, la Repubblica Italiana ribadisce l’obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari. Nessuna guerra nucleare può essere combattuta o vinta, a meno di mettere a rischio la stessa esistenza della vita sul pianeta», ricorda. «Oggi, in uno scenario segnato da guerre, crescenti tensioni e contrapposizioni, occorre ribadire con forza che l’uso o anche la sola concreta minaccia di introdurre nei conflitti armamenti nucleari appare crimine contro l’umanità. L’architettura globale del disarmo e della non proliferazione delle armi nucleari non può essere abbandonata, a rischio di accelerare un clima di scontro».