Botulino, due medici indagati per le morti dei due clienti del furgoncino. L’inchiesta sulle diagnosi fallite e i barattoli «aperti al sole per farli vedere»


La Procura di Paola, guidata dal procuratore Domenico Fiordalisi, sta indagando anche su due medici, che erano in servizio nelle strutture sanitarie a cui si sono rivolti Luigi Di Sarno, di Cercola (Napoli), e Tamara D’Acunto, 45 anni, residente a Diamante. Secondo fonti investigative, l’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto e serve anche a consentire l’esecuzione delle autopsie, fissate per martedì 12 agosto. Per Di Sarno l’esame si terrà presso l’ospedale San Giovanni di Lagonegro, mentre per D’Acunto sarà disposta anche la riesumazione della salma dal cimitero di Cirella, dove era stata seppellita dopo i funerali del 7 agosto.
L’indagine sulla responsabilità di chi ha somministrato il cibo
Le indagini si muovono su due fronti. Gli inquirenti stanno approfondendo le responsabilità legate alla gestione e somministrazione degli alimenti provenienti dal food truck di Diamante, già indicato come probabile origine delle intossicazioni. I primi esami dell’Asp di Cosenza avrebbero confermato la presenza di botulino negli alimenti, ma restano da chiarire le modalità di conservazione e servizio. Ulteriori riscontri arriveranno dai test in corso presso l’Istituto superiore di sanità, attesi per il 13 agosto. Interrogato dal procuratore capo, il proprietario del foodtruck ha spiegato il metodo di conservazione che era solito adottare. «Tenevo i barattoli dei broccoli aperti, li volevo mostrare ai clienti per attirarli, poi la sera li riponevo in frigo».
Da chiarire l’operato dei medici
Altro fronte di indagini si concentra sull’operato dei sanitari che presero in carico le due vittime. Di Sarno, dopo aver accusato un malore in seguito al consumo di un panino con salsiccia e cime di rapa, si era rivolto a una clinica privata di Belvedere Marittimo, dove gli era stato suggerito di recarsi in una struttura più attrezzata. L’uomo aveva deciso così di tornare in Campania, ma durante il viaggio le sue condizioni erano peggiorate. Nonostante l’intervento di un’eliambulanza, è morto prima di raggiungere l’ospedale di Lagonegro.
La morte di Tamara D’Acunto
Storia simile per Tamara D’Acunto, che avrebbe consumato lo stesso tipo di panino dallo stesso venditore. Anche lei si era andata nella clinica di Belvedere Marittimo dopo essersi sentita male, ma non sarebbe stata sottoposta a interventi salvavita. È deceduta il 6 agosto. Al momento, nell’inchiesta risultano quindi tre indagati, a vario titolo, per omicidio colposo, lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive.
Il numero dei sospetti intossicati continua a salire
Le vittime accertate sono due, ma la Procura ha individuato 18 parti offese: oltre ai deceduti, 16 persone che hanno manifestato sintomi di intossicazione. Di queste, 12 sono ricoverate nell’ospedale di Cosenza, nove in terapia intensiva e tre in reparti ordinari. Sei pazienti hanno già ricevuto il siero antibotulinico. Il food truck coinvolto è stato posto sotto sequestro. Gli investigatori ritengono ormai «cristallizzato» il collegamento tra l’attività ambulante e l’episodio, ma restano da definire con precisione le responsabilità penali e le eventuali omissioni in ambito sanitario.