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Israele sempre più isolato: Italia, Uk, Germania, Australia e Nuova Zelanda condannano il piano di invasione di Gaza

09 Agosto 2025 - 11:48 Alba Romano
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Dall'Onu all'Ue, dagli arabi al Regno Unito, tutti chiedono al governo Netanyahu di fermare il piano approvato che prevede di conquistare prima Gaza City, sfollando il milione di residenti entro il 7 ottobre

Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha firmato una dichiarazione congiunta insieme ai colleghi di Regno Unito, Germania, Australia e Nuova Zelanda per condannare con fermezza la decisione del Gabinetto di Sicurezza israeliano dell’8 agosto di avviare un’ulteriore operazione militare su larga scala nella Striscia di Gaza. Lo rende noto la Farnesina in una nota. Tajani e i ministri esteri dei quattro Paesi ribadiscono nella dichiarazione la necessità di un cessate il fuoco immediato e permanente, che permetta anche l’accesso e la fornitura di un’adeguata assistenza umanitaria. Nella nota si sottolinea inoltre una visione comune «a favore dell’attuazione di una soluzione a due Stati negoziata, quale unico modo per garantire che israeliani e palestinesi possano vivere fianco a fianco in pace, sicurezza e dignità».

Firmano anche Francia, Canada, Austria e Norvegia

Anche Francia, Canada, Austria e Norvegia – a quanto si apprende – si aggiungono ai Paesi, tra cui l’Italia, firmatari della dichiarazione congiunta che condanna la decisione di Israele di espandere l’operazione militare a Gaza. Sale così a 9 il numero dei Paesi che hanno aderito all’iniziativa.

Parroco di Gaza: «Gli aiuti del Patriarcato ancora non entrano»

«Ormai questo aggiornamento dovrebbe essere in silenzio, non abbiamo più parole, portiamo la croce, la croce che sta vivendo il popolo». Lo dice il parroco della Sacra Famiglia di Gaza, padre Gabriel Romanelli, nel suo aggiornamento quotidiano pubblicato su YouTube. «Noi religiosi stiamo bene – aggiunge -, non siamo eroi, siamo missionari e staremo qui accompagnando il gregge, stiamo cercando di essere costruttori di pace, di giustizia, di riconciliazione, per la fine della guerra La situazione è terribile – dice quindi dopo gli ultimi sviluppi – le notizie pessime, chiediamo al Signore che si prendano le decisioni giuste per il rispetto della legge naturale e del diritto umanitario». Padre Romanelli parla poi dei due feriti più gravi dell’attacco che ha colpito la chiesa il 17 luglio scorso. «Najib sta recuperando dopo la grave perforazione al polmone e l’operazione che ha subito, lo stesso il nostro giovane aspirante seminarista». Per quanto riguarda la comunità che ormai dal 7 ottobre si è asserragliata all’interno dei locali della parrocchia, spiega: «Ora siamo 450 rifugiati, come aiutare? Lo stiamo facendo partendo dai bambini, il Patriarcato latino non ha potuto far entrare gli aiuti umanitari e sta trattando, stiamo pregando per questo».

Mosca condanna il piano di Israele di prendere Gaza City

La Russia ha «condannato e respinto» il piano di Israele per prendere il controllo di Gaza City, che promette di «peggiorare una situazione già assolutamente drammatica» che presenta le caratteristiche di «un disastro umanitario». Lo afferma in una nota il ministero degli Esteri, citato dalle agenzie di Mosca. La diplomazia russa fa quindi appello alla comunità internazionale perché lavori a «una de-escalation nella zona del conflitto», sottolineando che c’è il rischio di «serie conseguenze negative per l’intera regione mediorientale».

L’Italia lancia aiuti su Gaza

Intanto, il primo carico di aiuti umanitari aviotrasportati dall’Italia per Gaza è stato paracadutato sulla Striscia da un C130 dell’aeronautica militare italiana. Nei prossimi giorni e per una settimana seguiranno altri aviolanci per la popolazione di Gaza, per un carico complessivo di cento tonnellate di derrate alimentari, che parte dalla base di Amman in Giordania nell’ambito della missione Solidarity Path 2, a cui partecipa anche la Difesa italiana.

La condanna della comunità internazionale all’occupazione di Gaza

Ondata di condanne alla decisione israeliana di occupare Gaza. Dall’Onu all’Ue, dagli arabi al Regno Unito, tutti chiedono al governo Netanyahu di fermare il piano approvato che prevede di conquistare prima Gaza City, sfollando il milione di residenti entro il 7 ottobre, secondo anniversario del massacro di Hamas. Ieri il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato il blocco parziale delle forniture di armi allo Stato ebraico, rompendo una tradizione di sostegno militare che Berlino aveva elevato a “ragion di Stato” ai tempi di Angela Merkel. Intanto, la riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu, inizialmente convocata per ieri, è stata rinviata a domani, domenica 10 agosto.

La decisione di Berlino di sospendere la fornitura di armi

Per la Germania, secondo maggiore fornitore straniero di armamenti a Israele, si tratta di un cambio di rotta epocale. Storicamente legata alla sicurezza israeliana anche per ragioni storiche e morali, Berlino ha fornito nel tempo sottomarini, munizioni e componenti strategici per la difesa aerea. Dopo giorni di discussioni riservate nel Consiglio di sicurezza tedesco e un viaggio infruttuoso in Israele del ministro degli Esteri Wadephul, la decisione è stata presa: nessuna autorizzazione per armi che possano essere impiegate nella Striscia di Gaza. Netanyahu ha reagito duramente, definendo la scelta tedesca «una ricompensa a Hamas» dopo una telefonata tesa con Merz. Fonti diplomatiche non escludono che Berlino possa spingersi oltre, valutando ulteriori misure, finora sempre osteggiate, in linea con la posizione di molti partner europei.

Le condanne da tutto il mondo nei confronti del piano di Netanyahu

L’annuncio israeliano ha scatenato un’ondata di reazioni internazionali. Dal Regno Unito alla Francia, dall’Unione europea all’Onu, fino a Turchia, Egitto e Cina, la richiesta è unanime: fermare l’occupazione. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato che Roma «non è assolutamente favorevole all’iniziativa del governo israeliano», confermando una linea condivisa con Berlino, seppur meno netta nei toni rispetto a Londra e Parigi. Il premier britannico Keir Starmer ha esortato Netanyahu a «rivedere immediatamente» il piano, mentre la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha avvertito che l’operazione «non potrà restare senza conseguenze» nei rapporti con l’Europa. Dure anche le posizioni della Francia, del Canada, del Belgio, della Spagna e della Norvegia, che sta valutando di riconsiderare i propri investimenti in Israele.

Il fronte arabo e le istituzioni internazionali

Il ministero degli Esteri turco ha invitato la comunità internazionale ad agire per impedire l’attuazione del piano israeliano, mentre la Cina ha espresso «grave preoccupazione» e chiesto l’immediata cessazione delle operazioni. Il segretario generale dell’Onu António Guterres ha ammonito che la conquista militare della Striscia deve essere «rigorosamente evitata».

La condanna di Amnesty International

«Israele deve revocare la scandalosa decisione di «prendere il controllo» della città di Gaza e consolidare la sua occupazione militare». Così Amnesty International su X. Agnès Callamard, segretaria generale dell’organizzazione umanitaria internazionale, ha così commentato la decisione del gabinetto di sicurezza israeliano di approvare il piano del primo ministro Netanyahu di «assumere il controllo» di Gaza City: «È profondamente oltraggioso e sconcertante che il gabinetto israeliano abbia approvato il piano per aumentare la presenza militare sul terreno nella Striscia di Gaza occupata e assumere completamente il controllo di Gaza City. Niente potrà mai giustificare le ulteriori atrocità di massa che una estesa operazione militare nella città comporterà». «Il piano, dichiaratamente approvato con la motivazione di ottenere il ritorno in libertà degli ostaggi – prosegue –  vede contrarie le famiglie di questi ultimi e i vertici militari israeliani. Se attuato, causerà livelli incredibili di sofferenza alle persone palestinesi della Striscia di Gaza che stanno facendo la fame nel genocidio in corso. Il piano violerà anche il diritto internazionale e aggirerà il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia, secondo la quale la continua presenza di Israele nel Territorio palestinese occupato è illegale e deve cessare».

Un’operazione contestata anche in patria

Nonostante l’approvazione del governo, l’Idf – le Forze di difesa israeliane – avrebbe espresso contrarietà all’operazione, avvertendo che «sarà tutto molto complesso». Hamas, dal canto suo, ha minacciato che per Israele «non sarà un picnic». Da Washington spicca invece il silenzio di Donald Trump, in Italia le opposizioni hanno attaccato il governo Meloni accusandolo di «complicità» con Netanyahu. La premier, a un attivista pro-palestinese che l’ha contestata sul coinvolgimento dell’Italia nel «genocidio a Gaza», ha replicato: «Ci lavoro ogni giorno»

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