Stefano Argentino, 7 indagati per il suicidio del femminicida di Sara Campanella: ci sono anche la direttrice del carcere e gli psicologi


Sette persone sono indagate per il suicidio in carcere di Stefano Argentino, il 22enne che aveva confessato il femminicidio della collega universitaria Sara Campanella. Il ragazzo è stato trovato morto mercoledì mattina nella sua cella del penitenziario di Messina, dove si è impiccato. La Procura ora ha notificato gli avvisi di garanzia in vista dell’autopsia, fissata dopo il conferimento dell’incarico al consulente del pubblico ministero previsto per il 12 agosto. Trattandosi di un atto irripetibile, anche i legali degli indagati potranno nominare i propri periti per assistere all’esame. Nel mirino delle indagini, ci sono la direttrice e la vice direttrice del carcere messinese di Gazzi, l’addetto ai servizi trattamentali dell’istituto di pena, l’equipe di psichiatra e psicologi che hanno avuto in cura Argentino.
L’indagine
L’obiettivo dell’indagine è capire se vi siano state omissioni o errori nella gestione della sorveglianza di Argentino, che in passato aveva manifestato più volte intenti suicidi, al punto da essere sottoposto a un regime speciale di osservazione. Circa due settimane prima della morte, però, il detenuto era stato riportato al regime ordinario e messo in cella con altri compagni. Secondo quanto ricostruito finora, Argentino aveva pianificato sia il femminicidio di Campanella che il proprio suicidio. Lo rivelano alcune note ritrovate sul suo smartphone durante le indagini: «Cinque ottobre 2024. Provo a parlarle, ma continua a non fare niente. Proverò per un’ultima volta ad avvicinarmi, ma alla fine l’esito sempre quello sarà… la uccido e mi suicido», aveva scritto. Accanto a quelle parole, una lettera d’addio indirizzata alla madre dove respingeva l’etichetta di essere un «mostro». Il fascicolo aperto dalla magistratura mira ora a chiarire se, conoscendo il rischio concreto di un gesto estremo, siano state adottate tutte le misure necessarie per impedirlo.