Trump-Putin, alle 21 l’ora della verità sull’Ucraina. L’incontro a tu per tu e la carta a sorpresa sulle terre rare: ecco cosa può succedere


Tutto in una sera. O forse no. A poco meno di sette mesi dal suo ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump è chiamato alla prova del nove in politica internazionale: l’incontro a tu per tu con Vladimir Putin per provare a sbrogliare la matassa incendiaria della guerra in Ucraina. I leader di Usa e Russia si incontreranno alle 21 di questa sera, 15 agosto, ad Anchorage, in Alaska (11 del mattino ora locale), ha fatto sapere la Casa Bianca. Mezz’ora prima di quanto aveva annunciato ieri il Cremlino. Le certezze sui tempi si fermano qui, però. Perché sulla durata del vertice nessuno è disposto a scommettere. Minuti o ore, dipenderà dal “feeling” che si creerà – o meno – nella stanza blindatissima della base militare Elmendorf-Richardson. Lo stesso presidente Usa non si è sbilanciato al riguardo: «Capirò entro pochi minuti se andiamo verso un incontro buono o cattivo. Se è cattivo, finirà molto rapidamente; se è buono, allora avremo la pace in un futuro piuttosto vicino», ha detto Trump ieri a Fox Radio.
L’incontro a quattr’occhi e le delegazioni Usa-Russia
Quei pochi minuti cui allude fanno probabilmente riferimento alla prima parte dell’incontro, quando Trump e Putin dovrebbero parlarsi a quattr’occhi: soli nella stanza, tra loro soltanto gli interpreti. Il dialogo della verità sui destini dell’Ucraina e non solo, o puri convenevoli? Di certo un format che alimenterà ancora una volta dietrologie e sospetti sul loro rapporto. Dopo l’incontro a tu per tu, Trump e Putin dovrebbero poi essere raggiunti nella stanza del vertice dalle rispettive delegazioni. Per gli Usa, padroni di casa nel territorio di frontiera, ci saranno anche il vicepresidente J.D. Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e quello alla Difesa Pete Hegseth insieme ai due inviati speciali per i negoziati Keith Kellogg e Steve Witkoff. Cinque rappresentanti di vertice anche al fianco di Putin: il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, quello della Difesa Andrej Belousov e quello delle Finanze Anton Siluanov, e poi due fedelissimi del leader esperti di negoziati con gli Usa come l’ex ambasciatore Yuri Ushakov e il capo del Fondo per gli investimenti diretti Kirill Dmitriev. Per farli entrare negli Usa, il dipartimento del Tesoro americano ha temporaneamente rimosso alcune sanzioni che li riguardavano. Ne varrà la pena?
L’ottimismo dei due leader
Trump, che in campagna elettorale promise a più riprese di mettere fine alla guerra in Ucraina «in 24 ore», è convinto di sì, e lo ha ripetuto ancora ieri: «Credo si sia convinto che ora è il momento di fare un accordo», ha detto di Putin. E i russi stessi arrivano in Alaska con una valigia gonfia di ambizioni: Trump e Putin parleranno della possibile risoluzione della guerra d’Ucraina, ma affronteranno anche «temi più ampi per garantire la pace e la sicurezza, nonché le attuali e più urgenti questioni internazionali e regionali», ha detto ieri Ushakov. E lo stesso Putin parlando alle alte cariche dello Stato ha evocato almeno uno dei «temi più ampi» che si prepara ad abbordare col leader Usa: quello del controllo sugli armamenti. Il Cremlino, insomma, punta a sfruttare il summit non solo come chance per rifarsi il look internazionale e uscire dall’angolo, ma anche per porre le basi di un vero e proprio «accordo globale» su come preservare pace e sicurezza in Europa e magari anche in Asia, Medio Oriente e Artico. Sulla base dei propri obiettivi e interessi, ovviamente. «Sappiamo di avere argomenti e la nostra posizione è chiara e precisa. La spiegheremo», ha ribadito Lavrov in un’intervista al canale tv Rossiya 24 prima del summit.
I timori dell’Ucraina e le carte nella manica di Trump
Difficile se non impossibile, comunque, che tutto si possa risolvere in un solo incontro. Lo stesso Trump, che nei giorni scorsi ha tentato di rassicurare l’Ucraina e gli alleati europei rispetto alle paure di vedersi confezionato un accordo magari al ribasso sopra la testa, ha ribadito ieri di puntare ad aprire la strada ad un successivo incontro a tre con anche Volodymyr Zelensky. «Vorrei che avvenisse presto, magari sempre in Alaska», ha detto Trump alla Fox lasciando aperta la porta persino a un secondo incontro a tre nel corso del weekend stesso. Resta il dubbio invariato da mesi, ossia quale carta Trump punta a sfoderare per stanare Putin e convincerlo a cessare gli attacchi aerei e l’offensiva di terra nel sud-est dell’Ucraina. Se non una capitolazione alle sue condizioni sulle richieste di terra ucraina, che altro? Secondo il Telegraph il presidente Usa potrebbe mettere sul tavolo concessioni alla Russia sullo sfruttamento di minerali critici in Ucraina e/o nella stessa Alaska. Trump ieri non ha confermato, ma neppure smentito. D’altra parte potrebbe essere lo stesso Putin a mettere sul tavolo qualche offerta a sorpresa per acconsentire al cessate il fuoco, tale da scaricare tutta la pressione su Trump e soprattutto, a cascata, su Zelensky. Sempre che il vertice non si concluda invece nel nulla o poco più, come in fondo è accaduto nei mesi scorsi nelle sessioni negoziali svolte in Turchia, utili solo a coprire di una patina di diplomazia la guerra che procede senza sosta.
Foto di copertina: Ansa-Epa/Filip Singer – Attivisti con le maschere di Donald Trump e Vladimir Putin ad una manifestazione pro-Ucraina – Berlino, 14 agosto 2025.