Stretta di mano, poi tre ore di colloquio Trump-Putin, «fatti passi avanti su Ucraina», ma non c’è nè la tregua nè un annuncio dal vertice in Alaska


Tre ore di colloquio, ma alla fine poco o nulla di fatto nell’attesissimo vertice in Alaska fra il presidente Usa Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin. Non c’è stato l’atteso annuncio di una tregua nella guerra in Ucraina, nè un annuncio sulla uscita del tunnel. Nella conferenza stampa congiunta tenuta per circa una ventina di minuti poco prima dell’una italiana i due presidenti hanno sostenuto che i colloqui sono stati cordiali, e , ha detto Trump «sono stati fatti passi avanti». Entrambi hanno fatto capire di avere un rapporto cordiale vicendevole, e spiegato che ci sono molti dossier in discussione oltre a quello sulla guerra. Ma nessun dettaglio è stato fornito ai media su questi eventuali passi avanti fatti sulla soluzione della guerra. Trump ha solo detto che informerà il presidente ucraino Vlodomyr Zelensky, la Nato e i partner europei sui contenuti del colloquio. Ma non ha fornito alcun dettaglio alla stampa, e Putin si è sbottonato ancora meno, sostenendo solo che per fare finire la guerra (che secondo lui poteva essere fermata dall’ex presidente Joe Biden prima che iniziasse), bisogna risolvere i problemi che l’hanno provocata. Ma nessun annuncio, e alla fine anche Trump può dire di avere portato a casa assai poco. Certamente meno di Putin che come si immaginava porta a casa il suo ritorno a un vertice internazionale con gli Usa. A poco meno di sette mesi dal suo ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump è sembrato quindi avere fallito la prova del nove in politica internazionale: l’incontro a tu per tu con Vladimir Putin per sbrogliare la matassa incendiaria della guerra in Ucraina.
Cosa ci si aspettava alla vigilia del vertice
L’Europa «non mi sta dicendo cosa fare» con Putin e l’Ucraina ma «sarà coinvolta ovviamente nel processo, così come Zelensky», aveva detto Trump parlando sull’Air Force One. «Voglio un cessate il fuoco rapidamente. Non so sarà oggi, ma non sarò contento se non sarà oggi», ha poi aggiunto intransigente. Intanto, sulla durata del vertice nessuno è disposto a scommettere. Minuti o ore, dipenderà dal “feeling” che si creerà – o meno – nella stanza blindatissima della base militare Elmendorf-Richardson. Lo stesso presidente Usa non si è sbilanciato al riguardo: «Capirò entro pochi minuti se andiamo verso un incontro buono o cattivo. Se è cattivo, finirà molto rapidamente; se è buono, allora avremo la pace in un futuro piuttosto vicino», ha detto Trump ieri a Fox Radio.

L’incontro a quattr’occhi e le delegazioni Usa-Russia
Quei pochi minuti cui allude fanno probabilmente riferimento alla prima parte dell’incontro, quando Trump e Putin si sono parlati a quattr’occhi: soli nella stanza, tra loro soltanto gli interpreti. Il dialogo della verità sui destini dell’Ucraina e non solo, o puri convenevoli? Di certo un format che alimenterà ancora una volta dietrologie e sospetti sul loro rapporto. Dopo l’incontro a tu per tu, Trump e Putin dovrebbero poi essere stati raggiunti nella stanza del vertice dalle rispettive delegazioni. Per gli Usa, padroni di casa nel territorio di frontiera, ci saranno anche il vicepresidente J.D. Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e quello alla Difesa Pete Hegseth insieme ai due inviati speciali per i negoziati Keith Kellogg e Steve Witkoff. Cinque rappresentanti di vertice anche al fianco di Putin: il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, quello della Difesa Andrej Belousov e quello delle Finanze Anton Siluanov, e poi due fedelissimi del leader esperti di negoziati con gli Usa come l’ex ambasciatore Yuri Ushakov e il capo del Fondo per gli investimenti diretti Kirill Dmitriev. Per farli entrare negli Usa, il dipartimento del Tesoro americano ha temporaneamente rimosso alcune sanzioni che li riguardavano.
Trump: «Non sono qui a trattare al posto di Zelensky»
Intorno alle 14 ora italiana, Trump si è messo in viaggia per l’Alaska a bordo dell’Air Force One, decollato dalla base di Andrews. «La posta in gioco è alta!», ha scritto il presidente americano poco prima di imbarcarsi. Dopo il decollo, Trump si è anche concesso a qualche domanda dei giornalisti a bordo dell’aereo presidenziale. «Non sono qui per negoziare con Putin al posto dell’Ucraina. Io sono qui per portarli al tavolo», ha detto il presidente Usa. All’incontro, ha poi precisato Trump, sarà discusso anche lo scambio di territori. L’obiettivo resta quello di dare a Kiev garanzie di sicurezza, «ma non sotto l’ombrello della Nato». Insomma, chiosa Trump: «È l’Europa che dovrà prendere la guida». Secondo fonti della Casa Bianca consultate dalla Cnn, al momento «tutte le opzioni restano sul tavolo, compresa quella che Trump abbandoni il vertice se dovesse pensare che Putin non è serio sulla volontà di fare un accordo». E se l’incontro non dovesse andar bene, aggiunge poi lo stesso tycoon a bordo dell’Air Force One, ci saranno «severe conseguenze» economiche per Mosca.
L’ottimismo dei due leader
Ma il presidente americano, che in campagna elettorale promise a più riprese di mettere fine alla guerra in Ucraina «in 24 ore», continua ad essere ottimista, e lo ha ripetuto ancora ieri: «Credo si sia convinto che ora è il momento di fare un accordo», ha detto di Putin. E i russi stessi arrivano in Alaska con una valigia gonfia di ambizioni: Trump e Putin parleranno della possibile risoluzione della guerra d’Ucraina, ma affronteranno anche «temi più ampi per garantire la pace e la sicurezza, nonché le attuali e più urgenti questioni internazionali e regionali», ha detto ieri Ushakov. E lo stesso Putin parlando alle alte cariche dello Stato ha evocato almeno uno dei «temi più ampi» che si prepara ad abbordare col leader Usa: quello del controllo sugli armamenti. Il Cremlino, insomma, punta a sfruttare il summit non solo come chance per rifarsi il look internazionale e uscire dall’angolo, ma anche per porre le basi di un vero e proprio «accordo globale» su come preservare pace e sicurezza in Europa e magari anche in Asia, Medio Oriente e Artico. Sulla base dei propri obiettivi e interessi, ovviamente. «Sappiamo di avere argomenti e la nostra posizione è chiara e precisa. La spiegheremo», ha ribadito Lavrov in un’intervista al canale tv Rossiya 24 prima del summit.
I timori dell’Ucraina e le carte nella manica di Trump
Difficile se non impossibile, comunque, che tutto si possa risolvere in un solo incontro. Lo stesso Trump, che nei giorni scorsi ha tentato di rassicurare l’Ucraina e gli alleati europei rispetto alle paure di vedersi confezionato un accordo magari al ribasso sopra la testa, ha ribadito ieri di puntare ad aprire la strada ad un successivo incontro a tre con anche Volodymyr Zelensky. «Vorrei che avvenisse presto, magari sempre in Alaska», ha detto Trump alla Fox lasciando aperta la porta persino a un secondo incontro a tre nel corso del weekend stesso. Resta il dubbio invariato da mesi, ossia quale carta Trump punta a sfoderare per stanare Putin e convincerlo a cessare gli attacchi aerei e l’offensiva di terra nel sud-est dell’Ucraina. Se non una capitolazione alle sue condizioni sulle richieste di terra ucraina, che altro? Secondo il Telegraph il presidente Usa potrebbe mettere sul tavolo concessioni alla Russia sullo sfruttamento di minerali critici in Ucraina e/o nella stessa Alaska. Trump ieri non ha confermato, ma neppure smentito. D’altra parte potrebbe essere lo stesso Putin a mettere sul tavolo qualche offerta a sorpresa per acconsentire al cessate il fuoco, tale da scaricare tutta la pressione su Trump e soprattutto, a cascata, su Zelensky. Sempre che il vertice non si concluda invece nel nulla o poco più, come in fondo è accaduto nei mesi scorsi nelle sessioni negoziali svolte in Turchia, utili solo a coprire di una patina di diplomazia la guerra che procede senza sosta.
Foto di copertina: Ansa-Epa/Koen Van Weel | Donald Trump a bordo dell’aereo presidenziale Air Force One