Neonati morti a Bolzano, stop al detergente per piatti sospettato di contaminazione. Le mamme a rischio invitate a Trento, ma i posti non bastano


Due neonati prematuri sono morti nei giorni scorsi all’ospedale di Bolzano, colpiti dal batterio serratia. Una tragedia che ha scosso famiglie e personale sanitario e che ha portato a un provvedimento immediato: la sospensione dell’uso di un detergente per lavare i piatti, ritenuto potenzialmente contaminato. La decisione è stata presa «su disposizione dell’Autorità giudiziaria, per il tramite dei Nas, a titolo precauzionale e in attesa di ulteriori verifiche», spiega una nota dell’Azienda sanitaria altoatesina. Le indagini, dunque, sono ancora in corso. Nel reparto di terapia intensiva neonatale restano ricoverati dieci prematuri. Le loro condizioni, riferiscono i medici, sono stabili. La direzione sanitaria sottolinea che Ostetricia e gli altri reparti dell’ospedale lavorano regolarmente, senza interruzioni.
Il problema della disponibilità di posti a Trento
Ma l’allarme si è esteso anche oltre i confini provinciali. Per alleggerire la pressione sul reparto di Bolzano, l’Azienda sanitaria ha chiesto collaborazione al vicino Trentino. L’idea: trasferire a Trento le future mamme a rischio parto prematuro, così da garantire spazi e assistenza specializzata ai neonati più fragili. Il problema, però, è la disponibilità di posti. Al Santa Chiara di Trento la terapia intensiva neonatale dispone di 16 letti, che potrebbero salire a 20 solo con un potenziamento di personale. Attualmente la struttura è già al completo, in gran parte per la presenza di gravidanze a rischio programmate da tempo. Fino a ora è stata accolta soltanto una mamma altoatesina. Nella notte tra giovedì 14 e venerdì 15 agosto, invece, non è stato possibile ospitare una donna meranese alla 27esima settimana di gestazione.
La minaccio del batterio serratia
Il batterio serratia non è nuovo negli ambienti ospedalieri: può diffondersi attraverso superfici o materiali contaminati e rappresenta un rischio serio per i pazienti più vulnerabili, come i neonati prematuri. Per questo l’attenzione resta alta e le indagini proseguono su più fronti, dal tracciamento delle infezioni all’analisi dei materiali utilizzati nel reparto. «Si tratta di un provvedimento precauzionale – ribadisce l’Azienda sanitaria – in attesa di ulteriori verifiche». Nel frattempo le famiglie dei piccoli ricoverati restano in attesa, mentre la procura continua a raccogliere elementi per chiarire le cause e le eventuali responsabilità dietro i decessi.