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«Quei debiti non devono pagarli gli eredi», la sentenza della Cassazione. Guai con il fisco, multe e avvocati: che cosa cambia

22 Agosto 2025 - 09:35 Giovanni Ruggiero
Agenzia delle Entrate
Agenzia delle Entrate
La sentenza su un caso di un contribuente che aveva accumulato un debito importante con l'Agenzia delle Entrate. Si era aperto un contenzioso, ma nel frattempo l'uomo è morto. A quel punto è sorto il dubbio: chi paga? Cosa hanno deciso i giudici

I debiti col Fisco per sanzioni mai pagate non possono ricadere sugli eredi. A ribadirlo è stata una sentenza della Cassazione (n. 22476/2025), secondo cui i figli non sono tenuti a pagare i debiti lasciati dai genitori con l’Agenzia delle Entrate, in caso di sanzioni. Questo perché, ricordano i giudici, le sanzioni fiscali devono considerarsi personali e, con la morte del contribuente, spariscono con lui, senza gravare su chi spesso e volentieri ne scopre l’esistenza solo a decesso avvenuto.

Il caso arrivato in Cassazione

Come ricostruisce il sito dello studio legale Nardone, il caso riguardava un contribuente nei guai per non aver dichiarato investimenti all’estero. L’Agenzia delle Entrate gli aveva multato per oltre 460mila euro, seppur spalmati su diversi anni. Ma durante il procedimento, nel giugno 2024, l’uomo è morto. A quel punto per gli eredi è sorto il dubbio: quel contenzioso doveva continuare contro di loro o finire lì? La risposta della Cassazione è stata chiara e quel procedimento doveva fermarsi.

Le sanzioni sono personali

I giudici hanno richiamato l’articolo 8 delle disposizioni sulle sanzioni amministrative per violazioni tributarie, secondo cui le sanzioni fiscali sono personali e non passano agli eredi. Si tratta di un principio che deriva dall’articolo 2 dello stesso decreto, che stabilisce come «la sanzione è riferibile alla persona fisica che ha commesso o concorso a commettere la violazione». Quindi in caso di liti con il Fisco, a rispondere deve essere solo chi ha creato il debito. E con la sua morte, questo se ne deve andare con lui. Con il decesso del contribuente, insomma, il processo si ferma perché «cessa la materia del contendere» e non c’è più nessuno da multare.

Chi deve pagare le spese legali

La Cassazione ha anche chiarito chi deve pagare le spese legali. Dal momento che la morte impedisce di esaminare il ricorso, che rimane «inesplorato», non si può stabilire chi avrebbe vinto o perso. Quindi non scatta il principio della soccombenza virtuale che farebbe pagare le spese a chi perde. Insomma, se il processo si ferma per morte del contribuente, nessuno deve sborsare soldi per gli avvocati. Tantomeno gli eredi.

Il precedente sulle tasse

Questa decisione non è isolata, visto che la Cassazione ha richiamato altre sentenze simili, come la n. 29577/2021, confermando che questo principio vale non solo per le tasse ma anche per altre sanzioni amministrative.

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