Phica, parla una donna che ha scoperto sue foto sul sito sessista: «Ho dovuto pagare quasi duemila euro per far rimuovere tutto»


«Ho mandato mail, messaggi, lettere, diffide agli amministratori di Phica. Alla fine ho dovuto pagare quasi duemila euro per far togliere le mie foto e il grumo di commenti ignobili da quel sito». A raccontarlo a Repubblica è Valeria (nome di fantasia), una giovane donna che ha accettato di parlare a patto di rimanere anonima: «Molte persone che mi conoscono, anche al lavoro, non sanno nulla di questa storia. Ma sto raccogliendo materiale per denunciare».
Come ha scoperto di essere sul sito
La vicenda comincia quando qualcuno le segnala la presenza delle sue immagini su un portale per adulti. «Scatti presi da Instagram, immagini in costume al mare. Nessun nudo autentico, non ne ho mai postati. Ma c’erano dei deep fake: fotomontaggi della mia faccia sul corpo di pornostar». Ogni foto era corredata di commenti: «Apprezzamenti fisici volgari, desideri di atti sessuali a cui obbligarmi, immagini spinte. Mi sono sentita manipolata, messa in vetrina, esposta agli occhi morbosi di migliaia di sconosciuti».
I tentativi di farsi rimuovere dal sito
Dopo i primi tentativi falliti di farsi rimuovere dal sito, Valeria ha iniziato a scrivere direttamente agli amministratori. «All’inizio silenzio. Poi, dopo alcune diffide, hanno levato qualcosa. Ma mi hanno spiegato che i contenuti “collegati” non erano di loro competenza. A quel punto mi hanno proposto pacchetti a pagamento».

I pacchetti a pagamento
I prezzi variavano: «Il pacchetto base costava 250 euro al mese, il premium 500, l’unlimited 1.000. Con quello più economico mi inserivano in una blacklist, con il più caro offrivano anche il diritto all’oblio dai motori di ricerca. C’erano poi extra da 30 euro l’ora per la ricerca completa di materiali da eliminare». I pagamenti avvenivano tramite bonifico, Paypal o bitcoin, «tutti intestati a nomi femminili». Alla fine Valeria ha ceduto: «Ho speso quasi duemila euro in tutto. Non ho retto, volevo solo sparire il più in fretta possibile. Non era tanto per le foto, quanto per quei nudi finti che avrebbe potuto vedere chiunque e per quei commenti vomitati online. Non ce la facevo più».