La polemica sulla spiaggia «no kids» di Milano Marittima finisce con una stretta a mano: il faccia a faccia fra turista e gestore (dopo la denuncia)


Si è chiusa con una semplice stretta di mano la polemica sullo stabilimento balneare di Milano Marittima che ha rifiutato una prenotazione al ristorante in spiaggia per la presenza di un bambino di cinque anni e mezzo. Sabato 30 agosto, i due diretti interessati – il turista modenese Andrea Mussini e il titolare dello stabilimento Walter Meoni – si sono incontrati di persona e si sono chiariti. I due hanno liquidato la faccenda come «un fraintendimento», che è stato «esageratamente amplificato dai media, forse strumentalizzato». I due si sono stretti la mano e hanno promesso di lasciarsi tutto alle spalle.
Il comunicato congiunto
Ad annunciare il “lieto fine” della polemica è un comunicato che porta la firma anche della cooperativa bagnini di Cervia e del sindaco Mattia Missiroli. Il testo punta il dito contro i media, accusati di aver ingigantito una semplice divergenza, «ottenendo come conseguenza l’effetto di ferire, anche se involontariamente le persone coinvolte, entrambe le parti, soprattutto in quella che è la giungla incontrollata dei commenti di odio sui social network».
La denuncia sui social e il chiarimento
Tutto era nato quando Andrea Musini, un turista modenese, aveva provato a prenotare un tavolo per pranzo in uno stabilimento di Milano Marittima e si era sentito rispondere «Non prendiamo bambini». Dopo la denuncia dell’accaduto, l’episodio ha generato forte dibattito. Ma alla fine, spiega lo stesso Mussini oggi all’Ansa, la questione è stata risolta in modo civile dopo un confronto col titolare dello stabilimento. «Semplicemente la frontman del ristorante non era adeguatamente preparata, è stato un malinteso. Il signor Walter (Meoni – ndr) mi ha chiesto pubblicamente scusa, io ho accettato e per me la questione si chiude qui. Sono stato travolto, per le cose che mi hanno riferito, anche da odio social, commenti e cose brutte anche nei confronti di mio figlio».