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Germania la strana storia dei sei candidati di Afd alle elezioni morti all’improvviso: «La statistica dice che è impossibile»

03 Settembre 2025 - 06:26 Alessandro D’Amato
afd morti candidati nordreno vestfalia alice weidel
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Tra poco si vota in Nord-Reno Vestfalia. Quattro i decessi nelle ultime due settimane. E le teorie del complotto aumentano

Sei morti. Per motivi naturali o per cause non divulgate. Allo scopo di rispettare la privacy delle famiglie. Ma i ripetuti decessi dei candidati di Alternative fur Deutschland alle elezioni in Nord-Reno Vestfalia stanno alimentando teorie del complotto in Germania. Il ministero dell’Interno del Land ha fatto sapere che nei giorni scorsi sono defunti anche candidati di Verdi e Spd. Per arginare le ipotesi di cospirazione che stanno emergendo su internet. Ma la stessa leader del partito nazionalista, Alice Weidel, ha condiviso su X il post dell’economista Stefan Homburg, il quale aveva scritto che un simile numero di morti in campagna elettorale fosse «statisticamente quasi impossibile».

I candidati Afd in Nord-Reno Vestfalia

Kay Gottschalk, numero due di Afd nel Nord Reno-Vestfalia ha cercato di arginare le voci e ha dichiarato a Politico che le informazioni a sua disposizione, per quanto parziali, «non sostengono al momento simili sospetti». Gottschalk ha spiegato che il suo partito vuole che i casi vengano indagati «senza entrare subito in territori da teoria del complotto». Intanto c’è già chi ha votato per corrispondenza, su schede che avevano i nomi di candidati deceduti. Tra loro Ralph Lange (67 anni), Stefan Berendes (59 anni), Wolfgang Klinger (72 anni) e Wolfgang Seitz (59 anni), candidati rispettivamente nei collegi di Blomberg, Bad Lippspringe, Schwerte e Reinberg. I decessi, secondo la radio pubblica Wdr, sono stati «improvvisi e inaspettati» e hanno «colto del tutto di sorpresa» l’opinione pubblica.

Dieci anni

Il voto arriva a dieci anni dall’ondata migratoria del 2015, quando circa un milione di persone provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq sono state accolte nel paese in pochi mesi. Angela Merkel diede all’epoca una risposta positiva alla più grande ondata di rifugiati dalla Seconda Guerra Mondiale, causata in particolare dai conflitti in Siria e Afghanistan. Quattro giorni dopo, l’allora Cancelliere decise di mantenere aperto il confine con l’Austria, consentendo l’ingresso a circa un milione di rifugiati. Folle di tedeschi accolsero i nuovi arrivati alla stazione ferroviaria di Monaco con bottiglie d’acqua e orsacchiotti di peluche. Ma l’ondata di compassione non durò a lungo. «Nessuna condanna mi è mai stata rivolta contro con tanta virulenza», ha scritto in seguito Merkel.

Il cambio di prospettiva

Dieci anni dopo l’attuale politica migratoria del governo non è affatto simile. Da quando è salito al potere a maggio il nuovo cancelliere, Friedrich Merz, che proviene dallo stesso partito di Merkel, la CDU, ha inasprito i controlli alle frontiere e le norme sul ricongiungimento familiare e la naturalizzazione. E ha rimpatriato i criminali afghani nel loro paese, governato dai talebani. Per il leader conservatore mantenere una linea dura sull’immigrazione è l’unico modo per fermare l’ascesa dell’AfD. Alimentata negli ultimi mesi da attacchi con coltelli e auto che hanno coinvolto migranti.

Il 30% della popolazione

«La Germania è un paese di immigrazione, ma dobbiamo controllarla meglio e integrare meglio le persone», ha detto Merz. L’«integrazione di successo» ha precedenti storici nei «lavoratori ospiti» provenienti da Italia, Grecia e Turchia negli anni ’50. La Germania conta oggi più di 25 milioni di abitanti con un background migratorio, ovvero che sono nati o i cui genitori sono nati all’estero, ovvero circa il 30% della popolazione. Più di un milione di loro sono di origine siriana, una comunità marginale prima del 2015.

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