«Il Ponte sullo Stretto è finanziato con fondi statali», la risposta piccata del Mit agli Usa: «L’opera non è in discussione»


Il Ponte sullo Stretto di Messina torna al centro del dibattito politico e internazionale, questa volta in relazione alla Nato. Nelle scorse ore l’ambasciatore Usa presso l’Alleanza Atlantica, Matthew Whitaker, ha messo in guarda l’Italia perché eviti «la contabilità creativa». Con questa espressione Whitaker si riferiva all’intenzione dell’Italia di far rientrare le spese legate alla costruzione del Ponte dentro le spese militari, che gli Stati Uniti vorrebbero al 5%, in qualità di opera strategica. Un’ipotesi che ha generato reazioni immediate in Italia, dove il progetto del Ponte è già oggetto di scontro politico da mesi.
La risposta del Mit
A chiarire la posizione del governo è intervenuto direttamente il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini: «Il Ponte sullo Stretto è già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla Difesa – si legge in una nota –. L’eventuale utilizzo di risorse Nato non è all’ordine del giorno e, soprattutto, non rappresenta una necessità irrinunciabile. L’opera non è in discussione». Al centro del confronto rimane dunque la questione dell’inquadramento delle grandi opere infrastrutturali: possono essere considerate investimenti strategici a fini di sicurezza e quindi conteggiate come spese militari? Per ora, il governo italiano esclude categoricamente che il Ponte sullo Stretto rientri in questa logica.