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«È ora di cambiare»: cosa vuole fare Jannik Sinner per tornare a vincere contro Alcaraz e tornare numero 1

09 Settembre 2025 - 05:48 Alessandro D’Amato
jannik sinner cambiare gioco carlos alcaraz
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«Sono troppo prevedibile. E mi sono fatto trovare impreparato in finale», è l'analisi dell'altoatesino. «Devo uscire dalla mia confort zone. Così quando ci tornerò mi sentirò più forte»

È il momento di cambiare. Jannik Sinner ne è convinto. Dopo la sconfitta in finale agli US Open contro Carlos Alcaraz il campione altoatesino non vuole arrendersi allo spagnolo. E ha deciso che 65 settimane in testa alla classifica Atp nonostante una squalifica di tre mesi non sono abbastanza. Per questo ha analizzato il match. «Sono stato troppo prevedibile: lui ha cambiato il gioco, io no. Ma ho variato poco tutto il torneo. Pochi drop shot, poco serve and volley… E mi sono fatto trovare impreparato in finale», è l’inizio del ragionamento.

Sinner e il momento di cambiare

E ancora: «Il servizio non era al top, è tutto il torneo che ci litigo. In risposta ho fatto poco, soprattutto sulla sua seconda palla. La semifinale con Aliassime mi ha testato, anche emotivamente, ma non abbastanza». Con molta modestia: «Sono un solido fondocampista, so di essere un buon tennista. Però voglio diventare migliore, a costo di subire qualche sconfitta in più. Mi allenerò in modo diverso». E un po’ di umorismo: «Cambierò un paio di dettagli del servizio: certo non diventerò mancino… Né sarò mai Carlos. Sarò sempre me stesso ma voglio spingermi in aree nuove, fuori dalla comfort zone. Così quando tornerò nella mia, mi sentirò più forte».

L’analisi di McEnroe

L’analisi di Sinner somiglia molto a quella fatta dal mitico John McEnroe, il “brat” della racchetta che nel frattempo è diventato molto saggio. McEnroe ha spiegato che secondo lui Alcaraz ha più colpi di Sinner, che però in compenso possiede una maggiore regolarità. E quindi in un match tra i due vincerà chi saprà sfruttare le proprie doti e, soprattutto, variare il proprio gioco. Il Corriere della Sera fa oggi l’esempio del rovescio in back. Sinner non l’ha mai utilizzato come colpo in sette partite. A New York l’italiano ha giocato un tennis «dritto per dritto». Che è sufficiente per vincere contro quasi tutti gli avversari, visto che è potente e regolare. Ma non basta contro il più bravo.

La partita di Alcaraz

Alcaraz ha giocato al massimo delle sue potenzialità. Ha concesso solo 10 palle break in tutto il torneo. Ha perso solo 3 volte il servizio. E ha risposto in maniera meravigliosa, come ha ammesso anche Sinner: «Se servi meno del 50% di prime con Carlos, parti in svantaggio. Non sono una macchina, posso sbagliare anch’io. Non era la mia giornata, va accettato. Andiamo avanti». Avanti vuol dire che il prossimo torneo di Sinner sarà a Pechino, mentre Alcaraz giocherà a Tokyo. Poi il Master 1000 di Shanghai, dove i due saranno testa di serie numero 1 e 2. E quindi si prepara un’altra finale.

L’analisi della vittoria

Alcaraz ha raccontato invece cosa ha fatto per superare l’ultima sconfitta: «Dopo la finale di Wimbledon, mi sono preso un periodo per me stesso nel quale non ho toccato la racchetta. Ma continuavo a chiedermi: come posso migliorare? Come batterò Jannik la prossima volta? Così ho passato le due settimane prima di Cincinnati ad allenare solo i dettagli che pensavo mi sarebbero stati necessari». Il suo allenatore Juan Carlos Ferrero ha raccontato che a Parigi, sui tre match point contro, Alcaraz si era girato verso il box facendo il pugno. «Quando gli abbiamo annunciato che la finale dell’Us Open si sarebbe giocata indoor, quindi nelle condizioni che piacciono a Sinner, Carlos ha detto: non cambia nulla, questa partita la vinco io».

Cambiare gioco

«Adesso tocca a me cambiare gioco. Non diventerò mai bravo come lui nel variare i colpi. Ma posso lavorarci su», dice adesso Sinner. «Piccole cose, che possono diventare decisive», spiega. Ovvero il servizio, il gioco a rete, la mobilità. «Devo uscire dalla mia comfort zone. Provare colpi diversi. Rischiando anche di perdere, ogni tanto: come in passato ha fatto lui». E secondo Diego Nargiso, che di questo se ne intende, un punto è fondamentale: «Abbiamo di fronte uno dei più grandi campioni di tutti i tempi. Ma Jannik può fare progressi nella transizione a rete». Perché da fondo campo Sinner «è incredibile per potenza e velocità. Insostenibile per tutti, tranne uno: Carlos. Che l’altra sera è riuscito a reggere gli scambi, e ha fatto la differenza con la naturalezza del suo gioco al volo».

Serve and volley

D’altronde il serve and volley sui campi di tennis si vede sempre più raramente. «Agli Us Open è stato usato in media solo nel 3% dei colpi. Quello che batte e viene a rete più spesso è Shelton (16%), poi Alcaraz (8%) e Djokovic (7%)», è il ragionamento di Nargiso. Sinner è sceso a rete l’1% delle volte: «È un fondamentale che si deve allenare da bambini, e devi essere caratterialmente predisposto: ci vuole coraggio per buttarsi in avanti». E poi c’è la seconda di servizio: «Posso sicuramente fare meglio, usare di più le palle corte». Un ultimo punto riguarda la velocità degli spostamenti in campo. «Carlos ha fisicamente una marcia in più, sembra poter raggiungere sempre ogni palla. È come se Sinner si muovesse con un aeroplano e Alcaraz con un’astronave», ha spiegato Andre Agassi.

E la pubblicità?

Infine, Antonio Padellaro sul Fatto Quotidiano ha un altro consiglio, forse meno serie. L’ex direttore de L’Unità è rimasto impressionato dagli spot che durante la partita vedevano protagonista il campione altoatesino. «Un’apoteosi di spaghetti al dente, di caffè in capsule di magici integratori, di griffe del lusso, di servizi online mentre lo spagnolo bum bum non gli dava tregua». E quindi, sostiene Padellaro, «da profani della materia non sappiamo dire se questa pubblicità trasversale e compulsiva giovi o no agli sponsor. Ma se il nostro amato campione stesse cercando una comfort zone anche da Carosello (il conto in banca è già abbastanza comfort) be’ avrebbe tutta la nostra solidarietà».

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