La svolta di Von der Leyen su Gaza: «Sanzioni a ministri e coloni violenti, basta soldi a Israele». L’ira di Tel Aviv: «Così vince Hamas» – Il video
Da Strasburgo – «L’Europa è impegnata in una lotta. Una lotta per la nostra libertà e la nostra capacità di determinare il nostro destino. Non illudiamoci: questa è una lotta per il nostro futuro». È con un tono decisamente solenne che Ursula von der Leyen pronuncia il suo tanto atteso discorso sullo stato dell’Unione, l’appuntamento annuale che serve a riflettere su ciò che è stato fatto nell’ultimo anno e indicare le priorità per quello che verrà. «Non possiamo edulcorare le difficoltà che gli europei vivono ogni giorno. Si sentono crollare il terreno sotto i piedi, avvertono la crisi globale e l’aumento del costo della vita. Guardano con preoccupazione a ciò che vedono al telegiornale», riconosce la politica tedesca.
Il «nuovo ordine mondiale» e il ruolo dell’Ue
Di fronte a tutte queste sfide, von der Leyen precisa che «non basta aspettare che passi la tempesta». Secondo la presidente della Commissione Ue, si profila «uno scontro per un nuovo ordine mondiale basato sul potere. Quindi sì, l’Europa deve combattere e conquistarsi un posto in un mondo in cui le grandi potenze hanno un atteggiamento ambiguo, se non ostile, nei suoi confronti». Il riferimento è ovviamente a Donald Trump e al terremoto commerciale e geopolitico scatenato dal suo ritorno alla Casa Bianca, anche se von der Leyen non cita mai esplicitamente l'(ex?) alleato d’oltreoceano nel suo intevento.
L’avvertimento a Netanyahu su Gaza: «Ora basta»
Come chiesto a gran voce da Socialisti e Verdi, von der Leyen dedica un passaggio chiave del suo discorso a Strasburgo alla tragedia di Gaza. Ciò che sta accadendo nell’enclave palestinese, dice la leader dell’esecutivo Ue, ha scosso la coscienza del mondo. «Persone uccise mentre mendicavano cibo, madri che tengono in braccio bambini senza vita. Queste immagini sono semplicemente catastrofiche. Quindi voglio iniziare con un messaggio molto chiaro: la carestia provocata dall’uomo non potrà mai essere un’arma di guerra. Per il bene dei bambini, per il bene dell’umanità, questo deve finire», scandisce von der Leyen incassando gli applausi degli eurodeputati.
Sanzioni ai ministri estremisti e sospensione (parziale) dell’accordo con Israele
Le azioni dei «ministri israeliani più estremisti», aggiunge in riferimento a Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, incitano alla violenza e «sono un chiaro tentativo di vanificare una soluzione a due Stati». Di fronte a tutto ciò, von der Leyen annuncia tre nuove proposte al Consiglio per alzare la pressione sul governo israeliano: sanzioni sui ministri estremisti e i coloni e sospensione parziale dell’accordo commerciale Ue-Israele. Non solo: la Commissione, annuncia von der Leyen, in autonomia procederà a mettere «in pausa» ogni sostegno bilaterale a Israele, e sospenderà i relativi pagamenti, pur «senza che ciò impatti sul nostro lavoro con la società civile israeliana o con Yad Vashem». Infine, von der Leyen propone di creare un «Palestine Donor Group», così da raccogliere adesioni internazionali per supportare la popolazione civile di Gaza e la ricostruzione dell’enclave palestinese.
La delusione del governo israeliano
Il cambio di passo di von der Leyen sui rapporti con Israele fa infuriare il governo di Gerusalemme. «Le parole della presidente della Commissione europea sono spiacevoli. Alcune sono anche influenzate dalla propaganda mendace di Hamas e dei suoi alleati. Ancora una volta, l’Europa trasmette un messaggio sbagliato, che rafforza Hamas e l’asse radicale in Medio Oriente», replica via X il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar. La presidente della Commissione – che nel discorso a Strasburgo ha rivendicato la sua amicizia di lunga data con lo Stato ebraico – «conosce bene gli sforzi di Israele, in collaborazione con l’Unione stessa, per fornire assistenza umanitaria a Gaza» i cui risultati sul terreno sono «evidenti», ha detto Sa’ar. «Eppure, dalle sue affermazioni mancava un punto nevralgico: la sofferenza a Gaza è opera interamente di Hamas. Chiunque cerchi la fine della guerra sa perfettamente come può finire: con la liberazione degli ostaggi, il disarmo di Hamas e un nuovo futuro per Gaza». Quanto alla rottura più o meno parziale degli accordi bilaterali, replica infine il ministro degli Esteri di Benjamin Netanyahu, «von der Leyen sbaglia a piegarsi alle pressioni di quegli elementi che cercano di minare le relazioni Europa-Israele. Questo trend è contrario agli interessi degli Stati europei stessi e, cosa più importante, non è una condotta accettabile tra partner».
La storia del piccolo Sasha, rapito dai soldati russi e salvato dalla nonna
La tradizione vuole che, in occasione del discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della Commissione Ue inviti un ospite a sorprese a Strasburgo. Quest’anno la scelta di von der Leyen è ricaduta su Sasha, un ragazzo ucraino di 11 anni, prelevato insieme alla madre da Mariupol poco dopo l’inizio dell’invasione russa. I due tentarono la fuga, ma il bambino venne separato dalla madre e destinato a una nuova vita in territorio russo, con un nuovo nome e nuovi documenti. Nonostante tutto, riuscì a telefonare alla nonna in Ucraina, chiedendole di riportarlo a casa. Ed è proprio la nonna Liudmyla che ha accompagnato il piccolo Sasha al Parlamento Ue nelle vesti di ospite d’onore. «Sono onorata che siano qui con noi oggi», dice von der Leyen raccogliendo gli applausi e una standing ovation.
L’intesa sui droni con Kiev e il prestito da 6 miliardi
A proposito di Ucraina, la presidente della Commissione europea annuncia un’iniziativa internazionale per aiutare i bambini ucraini rapiti a tornare a casa. In più, rivela che l’Ue anticiperà 6 miliardi di euro dal prestito G7, stipulerà un’alleanza sui droni con l’Ucraina ed elaborerà una proposta per l’utilizzo degli asset russi immobilizzati in Europa: «Questa è una guerra della Russia ed è la Russia che deve pagare. Per questo motivo dobbiamo lavorare con urgenza a una nuova soluzione per finanziare lo sforzo bellico dell’Ucraina sulla base dei beni russi immobilizzati. Con i saldi di cassa associati a questi beni russi, possiamo fornire all’Ucraina un prestito di riparazione. I beni stessi non saranno toccati. E il rischio dovrà essere sostenuto collettivamente».
Avanti tutta con il Green Deal
Il discorso di oggi a Strasburgo fornisce un’occasione a von der Leyen per rassicurare l’ala più progressista della sua coalizione sulle politiche per l’ambiente e per il clima. «Siamo saldamente sulla buona strada per raggiungere il nostro obiettivo del 2030 di ridurre le emissioni di almeno il 55%. Questa è la forza del Green Deal europeo e dobbiamo mantenere la rotta sui nostri obiettivi», scandisce la presidente della Commissione raccogliendo gli applausi dell’aula. Secondo la politica tedesca, la trasformazione ecologica dell’economia europea permette non solo di combattere i cambiamenti climatici, ma anche di «ridurre la nostra dipendenza energetica» e «proteggere le nostre industrie». Da qui la promessa di aiutare le imprese che si stanno impegnando per decarbonizzare la propria attività e per far sì che le tecnologie pulite del futuro – batterie, pannelli solari, pale eoliche, pompe di calore e non solo – siano prodotte in Europa.
Auto elettriche (ed economiche) «Made in Europe»
Subito dopo il passaggio sul Green Deal, von der Leyen passa a uno dei dossier che più hanno fatto tremare l’agenda verde di Bruxelles: la crisi dell’automotive. Nelle prossime settimane, le istituzioni Ue rimetteranno mano a quel regolamento che impone lo stop alla produzione di nuove auto a benzina e diesel a partire dal 2035. Ma dall’aula di Strasburgo, la politica tedesca assicura che la visione dell’esecutivo Ue non è cambiata: «Il futuro è l’elettrico. E l’Europa deve far parte di questo futuro». Dai banchi dei Verdi e Socialisti parte un fragoroso applauso, mentre tra i banchi della destra si sollevano i primi «buuu». A proposito di automotive, von der Leyen rivela quindi che sarà lanciata una nuova iniziativa volta a incentivare la produzione di piccole ed economiche auto elettriche «made in Europe».
Socialisti, Verdi e Sinistra vestiti di rosso per Gaza
In vista del discorso di von der Leyen, gli scranni del Parlamento Ue si sono tinti di rosso, almeno in parte. Si tratta di un flashmob degli eurodeputati di Socialisti, Verdi e Sinistra, che hanno deciso di vestirsi tutti dello stesso colore per mandare un messaggio di sostegno di Gaza. Lo stesso ha fatto anche la commissaria spagnola (e socialista) Teresa Ribera, seduta nei banchi riservati ai membri dell’esecutivo Ue.
Foto copertina: EPA/Ronald Wittek | Ursula von der Leyen al Parlamento europeo, 10 settembre 2025