Lo sfogo di Bruno Vespa sugli italiani: «Vogliono la pace ma non le armi? Studino la Storia»


Da Frascati – E chi l’ha detto che un conduttore, pure quello principe di casa Rai, deve solo condurre? Nell’ora più buia per l’Europa da decenni, quella della sfida dei droni lanciata dalla Russia, Bruno Vespa ha deciso di cambiare ruolo, almeno per un giorno. E così oggi ha vestito la maglia numero 10 delle conferenze: quella del «fantasista». Tra ministri e Commissari, generali e deputati, è toccato al padrone di casa di Porta a Porta illuminare la platea dell’assemblea generale dell’Agenzia spaziale europea con l’«analisi della situazione politica europea». Un intervento breve ma intenso in cui Vespa ha messo da parte per una volta la casacca di arbitro e ha detto la sua, fino in fondo, su cosa l’Italia e l’Europa dovrebbero fare ora che si ritrovano strette nell’inquietante morsa geopolitica Trump–Putin. «Sono nato all’Aquila il 27 maggio 1944 sotto l’ultimo bombardamento alleato, sarebbe stata liberata a giugno», ha ricordato l’81enne presentatore Rai. «E mai avrei pensato di dover sentire il presidente della Repubblica Mattarella evocare l’attentato di Sarajevo e il rischio che scoppi di nuovo una guerra mondiale».
La lezione della Storia e l’allergia degli italiani per le armi
Eppure tant’è, a questo siamo. «L’intrusione nei cieli polacchi dimostra che Putin vuole testare la nostra compattezza e la nostra capacità di resistenza», spiega Vespa ai vertici politico-militari europei seduti in platea. E in una situazione del genere, come sa chi ha scritto ormai decine di libri sul tema, non resta che rivolgersi alla storia “maestra”. «Solo l’eroismo di Churchill e poi l’intervento degli americani salvò l’Europa dai carri armati tedeschi». Senza l’intervento armato di chi ruppe gli indugi e si “sporcò le mani” in un altro continente, altrimenti detto, l’Italia e l’Europa intera sarebbero rimaste sotto il giogo della dittatura. Dunque, argomenta Vespa, fare gli schizzinosi ora che l’Europa è chiamata a sua volta alla prova di solidarietà militare è da irresponsabili. «È scoraggiante che una parte significativa dell’opinione pubblica si ostini a credere che gli armamenti siano solo strumenti di guerra e non anche di pace», si sfoga il conduttore di Porta a Porta. «Avremmo avuto bisogno di quella Comunità europea della Difesa che invece i francesi bloccarono negli anni ’50. Ma ora non essendoci un esercito europeo dobbiamo rassegnarsi alla perdita dell’ombrello americano e organizzarci in tempi rapidi per far fronte a qualsiasi emergenza. Quando il cielo è nuvoloso – conclude Vespa tornando a parlare idealmente al cittadino/telespettatore là fuori – bisogna uscire con l’ombrello, sperando che non accada nulla».
Foto di copertina: Ansa/Maurizio Brambatti