Il dissalatore di Porto Empedocle andrà spento di notte: «Fa troppo rumore». Dei tre ordinati a giugno solo uno è a pieno regime


È stato inaugurato appena lo scorso agosto, ma il dissalatore di Porto Empedocle (Agrigento) più che risolvere problemi ne sta creando di nuovi. Prima un guasto a un giunto, che il 9 settembre a neanche un mese dall’inaugurazione ha imposto uno stop per riparare la perdita. Poi, due giorni dopo, l’annuncio: «Fa troppo rumore, verrà spento di notte fino ai lavori di insonorizzazione». Lo ha detto a La Sicilia Nicola Dell’Acqua, commissario straordinario del governo per l’emergenza siccità. «Il montaggio è previsto per il 20 settembre. Poi l’impianto opererà a pieno regime», ha assicurato. Ma non è bastato a placare le polemiche. Il capogruppo del Pd in assemblea regionale, Michele Catanzaro, ha attaccato alla radice la soluzione dei dissalatori: «Dovevano essere la risposta alla sete cronica della Sicilia occidentale, ma stanno mostrando limiti strutturali e gestionali che ne compromettono l’efficacia». Critiche strumentali, almeno secondo il presidente dei consiglieri FI in Sicilia Stefano Pellegrino: «I dissalatori non sono la soluzione unica, ma una risposta necessaria e in tempi medio-brevi all’emergenza siccità».
L’emergenza idrica
Tre dissalatori a Gela, Porto Empedocle e Trapani, per un investimento totale di 100 milioni. Ma solo il primo è completamente in funzione. La Regione li aveva annunciati lo scorso giugno per mitigare la crisi idrica che colpisce la Sicilia, soprattutto nella parte più occidentale. Con zone in cui da mesi, se non anni, gli abitanti devono convivere con acqua razionata, autobotti e cisterne sul tetto. «Il governo regionale dovrebbe interrogarsi seriamente sull’efficacia del programma dissalatori», ha denunciato ancora Michele Catanzaro, «“venduto” a suon di slogan come soluzione alla sete della popolazione. Forse sarebbe stato più utile investire subito nella manutenzione delle reti idriche, che versano in uno stato di degrado». Secondo un report dell’Istat relativo al 2022 le reti siciliane disperdono il 51,6% dell’acqua immessa.
I limiti dei dissalatori
Il contributo dei dissalatori non riesce a soddisfare il fabbisogno di acqua, praticamente irraggiungibile con le infrastrutture attuali. In più consumano molta energia e usano la tecnologia a osmosi inversa che produce una salamoia di scarto. Si tratta di un liquido melmoso ad altissima concentrazione di sale e impurità, che ha dei precisi processi di smaltimento. I dissalatori spesso sono usati per grandi strutture ricettive o piccole isole. Quello di Gela, secondo quanto annunciato dal governatore Renato Schifani, fornirà 50 litri al secondo, a fronte di un fabbisogno che è nell’ordine delle centinaia.
Foto copertina: ANSA / IGOR PETYX | Siccità in Sicilia