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La difesa del governo sul caso Almasri è un’accusa ai giudici

16 Settembre 2025 - 06:05 Alessandro D’Amato
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L'atto dell'avvocato Bongiorno: l'esecutivo ha agito per tutelare un interesse dello Stato. In parlamento i ministri avevano negato minacce e ricatti

Un lungo elenco di anomalie e violazioni. Che renderebbe irricevibile l’accusa dei giudici del tribunale dei ministri di Roma. La difesa dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario con delega alla sicurezza Alfredo Mantovano è stato depositato alla Giunta per le autorizzazioni della Camera. Che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazione a procedere. E conclude dicendo che i tre componenti del governo nel caso Almasri avrebbero agito «per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante». E «il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo». Ovvero i requisiti previsti dalla legge affinché il parlamento fermi il processo.

La difesa del governo sul caso Almasri

L’atto firmato dall’avvocata Giulia Bongiorno parte dal caso del generale libico ricercato dalla Corte Penale Internazionale. E arrestato a Torino il 19 gennaio scorso con l’accusa di traffico di esseri umani e torture. Nel frattempo liberato dal governo italiano e rimandato in Libia con un volo di Stato. Perché c’era un interesse da tutelare: la sicurezza degli italiani nel paese africano. Il direttore del servizio segreto estero Giovanni Caravelli lo aveva detto nelle riunioni riservate a Palazzo Chigi: «C’erano informazioni che qualora Almasri fosse stato arrestato e non fosse rientrato in Libia si sarebbero verificate delle ritorsioni nei confronti di siti e persone italiane». In parlamento però Nordio e Piantedosi avevano negato minacce e ricatti.

La memoria del 30 luglio

La stessa tesi è stata sostenuta da Bongiorno nella memoria del 30 luglio scorso. L’avvocata aveva invocato lo stato di necessità come esimente dai reati commessi. E una norma delle Nazioni Unite che considera non punibili le violazioni degli accordi internazionali quando sono «l’unico mezzo per lo Stato per salvaguardare un interesse essenziale a fronte di un pericolo grave e imminente, e non pregiudicano seriamente un interesse essenziale della comunità internazionale nel suo insieme». L’argomento era stato già esaminato e respinto dai giudici. Ma la Giunta e l’Aula di Montecitorio, con la maggioranza di centrodestra, sicuramente lo apprezzeranno.

Le accuse ai giudici

Prima però la memoria elenca accuse ai giudici del rinvio a giudizio. I quali avrebbero fatto durare l’indagine oltre i termini previsti dalla legge. E non avrebbero voluto ascoltare il sottosegretario Mantovano. Anche se il tribunale aveva invece chiesto di sentire Nordio, il quale ha mandato a dire di non essere disponibile. Secondo Bongiorno i giudici avrebbero anche tentato di screditare le testimonianze contrarie alla tesi del collegio. E avrebbero addirittura sbagliato l’interpretazione delle norme. Mandando sotto inchiesta la capo di gabinetto di via Arenula Giusi Bartolozzi nonostante la connessione con i reati ministeriali contestati al governo.

Il conflitto di poteri dello Stato

Su Bartolozzi il governo sarebbe orientato a sollevare un ipotetico conflitto tra poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale. Ora il voto sull’autorizzazione a procedere.

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