Salvini difende l’abbraccio con l’ambasciatore russo: «Meglio un saluto che uno sguardo rabbioso»


Matteo Salvini non fa marcia indietro dopo le polemiche sul suo incontro, e un presunto abbraccio, con l’ambasciatore russo in Italia, Alexei Paramonov, durante il ricevimento all’ambasciata cinese per i 76 anni della Repubblica popolare e il 55° Anniversario dei Rapporti Diplomatici Cina-Italia. «Ero invitato come altri ministri, c’erano parlamentari del Pd e di Fratelli d’Italia» ha spiegato il leader della Lega a Telelombardia. «Se vai ospite a casa di qualcuno e qualcuno ti saluta, lo saluti, come è giusto che sia se vuoi avere buone relazioni e se ci tieni ricostruire un dialogo. Se invece si parla solo di guerra e assumi militari per mandarli a morire al fronte… Non è il mio obiettivo, ma penso di nessuno» ha concluso.
Le parole di Parmanov
Parole che arrivano dopo le critiche arrivate al ministro dei Trasporti a proposito dei rapporti ritenuti troppo cordiali con Mosca. Soprattutto alla luce delle durissime dichiarazioni dello stesso Paramonov contro il governo italiano. L’ambasciatore aveva infatti attaccato Palazzo Chigi per le sue posizioni sulla guerra in Ucraina e per le ipotesi di rafforzamento della presenza militare sul fianco Est della Nato, arrivando ad avvertire che un sostegno diretto o indiretto dell’Italia a missioni dell’Alleanza potrebbe portare a una «replica della triste esperienza storica».
Le reazioni
«Sarebbe utile sapere cosa pensa Giorgia Meloni del comportamento del suo vice premier. Il nostro Paese condanna il regime di Mosca e queste ambiguità non fanno altro che danneggiare la già bassa credibilità dell’Italia nello scenario internazionale» ha detto il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia. «Per non saper né leggere né scrivere, il vice premier Salvini non trova di meglio che essere deferente e affettuoso verso l’ambasciatore russo che ieri ha duramente attaccato il nostro Paese» aggiunge. Sulla stessa linea Davide Faraone, vice-presidente di Italia Viva, che è intervenuto così ad Agorà: «è un problema per l’Italia Salvini che abbraccia l’ambasciatore russo mentre i nostri militari sono impegnati a respingere i droni russi in Polonia».
La vigilia del vertice Nato
Il contesto è quello di un’Italia che, alla vigilia del vertice Nato, ha scelto una linea di prudenza: niente caccia aggiuntivi sul fronte Est, come si era ipotizzato, ma la disponibilità a mantenere più a lungo i sistemi di difesa Samp-T e i velivoli radar Caew già schierati, come confermato dal ministro Crosetto. Una decisione presa dopo settimane di discussioni tra la Difesa e Palazzo Chigi, sulle quali la Lega aveva rimarcato la sua posizione: «la priorità è il fronte Sud, quello con la Libia».