Scuola, il Consiglio di Stato bacchetta Valditara sui nuovi programmi: gli strafalcioni nel testo e le parti «inadeguate». La decisione dei giudici


Il Consiglio di Stato ha sospeso l’espressione del parere sullo schema di regolamento delle nuove Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione. Secondo i giudici, il documento del ministero dell’Istruzione e del Merito presenta carenze rilevanti, in particolare nell’analisi di impatto della regolamentazione, definita «per molti aspetti inadeguata allo scopo». Per questo il parere è stato sospeso «in attesa degli adempimenti richiesti».
Le criticità rilevate dal Consiglio di Stato
Le osservazioni del Consiglio di Stato toccano vari ambiti, a partire da quelle che vengono considerate «lacune strutturali». Gli aspetti considerati inadeguati, come riferisce la Flc Cgil, sono: il quadro normativo e compatibilità europea, i profili finanziari, le motivazioni del rinnovo delle Indicazioni, l’analisi di impatto, i rilievi sul contenuto didattico, coerenza costituzionale, correzioni formali e linguistiche. Sul piano normativo, i giudici evidenziano che «l’analisi si presenta incompleta ed inadeguata» perché, pur richiamando numerose Raccomandazioni Ue, non ne valuta «in concreto la coerenza del nuovo testo con i menzionati atti dell’Unione europea». Anche i profili finanziari sollevano perplessità: «Alcune delle indicazioni formulate sollevano il dubbio sull’effettiva disponibilità di mezzi e risorse». Nel documento di Valditara, infatti, è presente una clausola di invarianza finanziaria. Ma il Consiglio di Stato ha qualche dubbio. Quanto alle motivazioni che giustificano il rinnovo delle Indicazioni, il Consiglio rileva che i «cambiamenti epocali» citati dal ministero rimangono affermazioni di principio, non «suffragate da dati o analisi concrete».
Errori linguistici e refusi
Tra le osservazioni del Consiglio di Stato sullo schema delle nuove Indicazioni Nazionali non mancano rilievi legati alla forma. D’altronde, già nei mesi scorsi avevano fatto discutere i vari errori che in molti avevano notato. I giudici hanno infatti segnalato una lunga serie di refusi ed errori linguistici che, pur non intaccando il merito del provvedimento, ne evidenziano la scarsa accuratezza redazionale. Tra le correzioni richieste figurano sostituzioni di parole sbagliate («realità» invece di «realtà», «dimostare» al posto di «dimostrare»), refusi come «educazion e», e imprecisioni grammaticali da rivedere, ad esempio l’uso errato dei pronomi e virgole nei posti sbagliati. Perfino la denominazione delle discipline andrebbe uniformata con iniziale minuscola. Un elenco minuzioso che, secondo i giudici, testimonia la necessità di una revisione formale e stilistica complessiva del testo ministeriale.
L’analisi di impatto sotto accusa
È soprattutto sull’analisi di impatto che le critiche diventano più dure. L’elaborato del Ministero viene definito «inadeguato allo scopo», mancante di un campo d’azione definito, con obiettivi vaghi, concetti poco chiari e senza un confronto sistematico con le Indicazioni Nazionali del 2012. I dati forniti vengono giudicati incompleti e disomogenei, ad esempio per quanto riguarda la scuola dell’infanzia o gli effetti sull’editoria scolastica. Per questo i giudici chiedono al ministero una «rinnovazione complessiva dell’analisi preventiva di impatto».
I rilievi didattici
Non mancano osservazioni di merito sui contenuti. Viene criticata l’impostazione della storia, ridotta a «prerogativa ministeriale» senza adeguate spiegazioni. Sul latino opzionale si sottolineano le difficoltà applicative dovute all’indeterminatezza delle norme. Il Consiglio di Stato sollecita anche chiarimenti sulle tempistiche. Va chiarito che le Indicazioni Nazionali 2025 dovranno entrare in vigore gradualmente dal 2026/2027, a partire dalle prime classi della primaria, della secondaria di primo grado e della scuola dell’infanzia. Mentre per la storia è prevista un’adozione anticipata nel 2027/2028 per le classi terze della primaria.
La reazione dei sindacati
«È un segnale significativo. Le motivazioni della sospensione coincidono con quanto la Uil Scuola Rua aveva già espresso negli scorsi mesi al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione: siamo di fronte a un impianto fragile e distante dalla realtà delle scuole», dichiara il segretario generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile. «Una revisione del curricolo nazionale non può fondarsi su un testo improvvisato, linguisticamente fragile e pedagogicamente debole», aggiunge. «Il mancato parere del Consiglio di Stato rappresenta una sonora bocciatura delle Indicazioni nazionali 2025 che rappresentano una pericolosa operazione di revisione della cultura democratica della scuola e del Paese», commenta la Flc Cgil in una nota. «Riteniamo che, viste le numerose problematiche emerse e sottolineate anche dal Consiglio di Stato, il Mim debba cogliere l’occasione per operare una seria revisione del testo restituendo i cambiamenti delle Indicazioni Nazionali ad un reale dibattito con le scuole. Manteniamo ferme le nostre posizioni sul giudizio completamente negativo sul modello di scuola che emerge dalle Indicazioni nazionali 2025», conclude il sindacato.
Il ministero: «Nessuna bocciatura»
Il ministero dell’Istruzione e del Merito, a fronte della sospensione del parere del Consiglio di Stato, commenta: «Nessuna bocciatura, ma è un parere di natura interlocutoria che si inserisce nel fisiologico svolgimento delle interlocuzioni, ispirate ai principi di leale collaborazione, tra l’organo consultivo e le amministrazioni titolari del potere regolamentare».