Strage del Mottarone, la rabbia dei familiari delle vittime dopo la sentenza: «Questo è il valore che danno alla vita delle persone»


«Questo è il valore che danno alla vita delle persone». Le poche parole pronunciate da Vincenza Minutella, la mamma di Silvia Malnati, una delle 14 vittime della strage del Mottarone, rendono l’idea dell’amarezza provata dai familiari di fronte alla decisione definitiva sul processo. Nel primo pomeriggio di giovedì 18 settembre, infatti, il gup Gianni Macchioni ha accolto le richieste di patteggiamento di tre imputati e ha prosciolto i vertici della società altoatesina Leitner. Dal momento che le pene sono inferiori a quattro anni (e Tadini ha già trascorso sei mesi ai domiciliari), i tre imputati Nerini, Perocchio e Tadini potranno accedere all’affidamento ai servizi sociali ed evitare la detenzione in carcere.
La spiegazione del procuratore
«Questo risultato non è il migliore, ma è una soluzione complessivamente adeguata. Siamo consapevoli della profondità del dolore dei familiari delle vittime, ma il processo penale non può mirare a restituire nulla e neppure ad attenuare il dolore. Non devono pensare all’entità della pena, ma che questo patteggiamento rappresenta un accertamento dei fatti e delle responsabilità». Alessandro Pepè, procuratore di Verbania, ha giustificato così ai giornalisti le richieste di patteggiamento e proscioglimento nei confronti dei cinque imputati per l’incidente della funivia. «Riteniamo – ha aggiunto – che questo tipo di atteggiamento, che certamente non applica pene particolarmente severe, possa essere preferibile rispetto all’inizio di un percorso dibattimentale molto lungo e dall’esito incerto».
La famiglia di Eitan: «Da Nerini mai una lettera di scusa»
Pur ritenendosi soddisfatti dell’esito del processo, «perché c’è stata una condanna severa per le persone contro cui ci eravamo costituiti parte civile, cioè Nerini e Tadini», la famiglia di Eitan, l’unico superstite alla tragedia, sente di non aver ancora ricevuto tutto il dovuto. «Dal signor Nerini non c’è mai stata una lettera di scusa ai familiari delle vittime – ricorda l’avvocato Emanuele Zanalda, legale di alcuni parenti di Eitan – e questo ci lascia con un po’ di amaro in bocca». Chi invece ha scritto una lettera, per accompagnare la richiesta di patteggiamento, è Gabriele Tadini, ex caposervizio del Mottarone. «Sono profondamente addolorato per tutto il dolore, per le tante, troppe sofferenze causate dal mio comportamento, le cui conseguenze sono andate ben al di là di quanto potessi immaginare nei giorni che hanno preceduto la tragedia. Da quando è accaduto il fatto, non so darmi pace», scrive Tadini. «Più che la condanna, temo il mancato perdono» dei familiari.
Soddisfatti i difensori degli imputati: «Non era il caso di affrontare un dibattimento»
I legali di tutti e cinque gli imputati si sono detti soddisfatti delle richieste della Procura accettate dal giudice. «Non posso che riconoscere l’enorme onestà intellettuale», ha commentato Federico Cecconi, avvocato dell’ormai prosciolto Martin Leitner. Pasquale Pantano, invece, avvocato di Luigi Nerini, ha commentato: «Per il mio cliente, i parenti delle vittime sono sempre stati la prima preoccupazione, già all’indomani dell’incidente disse che il primo obiettivo era quello di fare di tutto per risarcire le vittime e in questo senso quello che si è potuto si è fatto». «Scelta corretta» anche per l’avvocato di Tadini, Marcello Perillo, mentre Andrea Da Prato, legale di Enrico Perocchio, esulta per una condanna che evita il carcere e osserva: «Sentenza giusta? La verità storica è un’altra cosa, ci vorrebbe un dibattimento ma non era il caso di affrontarlo».
Foto copertina: ANSA/TINO ROMANO | L’elicottero dei vigili del fuoco solleva la cabina della funivia del Mottarone, precipitata a Stresa, nel maggio scorso, 8 novembre 2021