Ilaria Salis adesso ha paura di finire in carcere: «Rischio un mandato d’arresto europeo»

Ilaria Salis ha paura di finire in carcere. La sua immunità europarlamentare è in bilico. E ieri un portavoce del governo Orbán ha indicato in un tweet a lei le coordinate di un carcere di massima sicurezza. «Sono giorni difficili. Ho fiducia nei miei colleghi chiamati al voto sull’immunità, ma sì, sono preoccupata. Lo scenario che potrebbe aprirsi è terrificante», dice in un’intervista a Repubblica. Il voto sarà martedì 23 settembre in commissione affari legali al Parlamento Europeo. Poi l’aula il 7 ottobre. «Due date decisive per la mia vita, io credo anche per la democrazia. Se il parlamento dovesse revocarmi l’immunità, ripartirebbe il mio processo a Budapest: un processo farsa, con una sentenza già scritta, svolto in assenza di garanzie democratiche. Un processo in cui è impossibile difendersi e nel quale rischierei fino a 24 anni di carcere, una pena spropositata rispetto ai fatti che mi vengono contestati», dice a Viola Giannoli.
Il mandato di arresto europeo
Salis sa che l’Ungheria potrebbe emettere un mandato d’arresto europeo: «Potrebbero prendermi a Strasburgo, subito dopo il voto, in Italia, a Bruxelles. Potrei essere estradata in Ungheria, riconsegnata a chi mi ha trascinato in tribunale al guinzaglio e in catene, a chi mi ha tenuto in carcere per più di quindici mesi in condizioni disumane. Un’esperienza drammatica che pensavo di essermi lasciata alle spalle per sempre. E che stavolta rischierebbe di essere peggiore». Il rischio, secondo Salis, è venire «sottoposta a ulteriori vessazioni per le opinioni che ho espresso durante il mio mandato verso il governo ungherese: un regime di estrema destra che esercita il potere in modo assolutistico e vendicativo».
Il terrore
L’eurodeputata di Avs dice che «la sola idea che esista la possibilità di tornare lì mi terrorizza. Ma credo che i colleghi, anche una destra moderata che mi ha espresso solidarietà, si riconoscano nei valori dell’Unione europea e dello stato di diritto e auspico che non si lascino influenzare dalle pressioni di chi vuole distruggere il progetto europeo. È per questo che il voto sulla mia immunità non è solo un caso personale, ma un voto politico sulla democrazia in Europa». E il tweet del portavoce è «una minaccia, ma non un’eccezione. Mi ha già dichiarato colpevole, ha promesso pene esemplari, ha creato una mia foto dietro le sbarre. In Ungheria c’è una costante intromissione del governo nella giustizia, gli oppositori sono silenziati, io sono una di questi».
Un bersaglio
Salis si sente di essere diventata «bersaglio di chi è allergico ai discorsi sulla giustizia e l’uguaglianza. Sono un esempio di come l’estrema destra, in Ungheria e altrove, mini con campagne d’odio e propaganda i valori della democrazia. A loro delle garanzie democratiche non importa nulla. Quando non servono ai loro interessi o riguardano avversari, vengono calpestate con disprezzo». E sul fatto che l’immunità la fa scappare dal processo, risponde di volere «un processo giusto, equo, che rispetti i diritti e questo nell’Ungheria di Orbán non è possibile. Chi vuole revocarmi l’immunità, vuole consegnarmi a una chiara persecuzione politica. È vendetta, non è giustizia».
