«Se porti la tazzina, il caffè lo paghi meno della metà», l’idea della “Bar-atto” per abbattere il prezzo: «Glielo offriamo noi, se ci portano cibo»


Un caffè costa la metà se la tazzina te la porti da casa. È l’idea innovativa alla base del successo della caffetteria Don Antò di Venafro, in provincia di Isernia, diventato ormai noto nella zona come il «bar-atto». Il gioco di parole spiega già tutto: per combattere il caro prezzi, che ormai dilaga in tutta la penisola, una delle soluzioni potrebbe essere quella del “libero scambio”: «È una protesta silenziosa. I rincari e l’inflazione stanno costringendo ad aumentare il prezzo di quella che per gli italiani è molto più di una semplice bevanda».
La batosta del caro prezzi
Se i prezzi salgono, i clienti diminuiscono: la legge del mercato in questo è spietata. Soprattutto se si tratta di un bene, come il caffè, che è da sempre legato a doppio nodo al suo prezzo. «Tutti gli aumenti, che vanno dalla miscela all’elettricità e dal monouso ai solventi per lavare le tazzine riutilizzabili, stanno obbligando noi imprenditori ad alzare i prezzi dei prodotti», hanno spiegato i gestori Ida Di Ciacco e Moreno Spada. Ma così «anche i clienti più affezionati sono calati».
Specialità locali in cambio di una tazzina
Da qui l’idea di una collaborazione vera e propria tra i clienti e i baristi. Insomma, ognuno fa una parte: il locale fornisce la miscela, l’avventore la porcellana con cui gustarselo. Solo con questo semplice meccanismo, il costo è precipitato da 1 euro e 20 a 50 centesimi. Visto il successo dell’iniziativa, Ida e Moreno hanno deciso di portare il baratto a un livello ulteriore: «Accettiamo prodotti gastronomici in cambio del caffè». Un’idea nata dalla tradizione degli anziani agricoltori e resa un vero e proprio business: «Poco distante da una delle nostre due sedi c’è un polo universitario. Gli studenti, che spesso vengono da noi per la pausa caffè, ci portano prodotti da regioni diverse».