Quattro compagni di Paolo Mendico segnalati alla procura per i minorenni: «Indaghiamo anche su altri»


Quattro nomi di compagni di classe di Paolo Mendico sono stati trasmessi alla procura per i minorenni. Altri, potenzialmente coinvolti nel suicidio del 15enne di Santi Cosma e Damiano in provincia di Latina, saranno ascoltati dai magistrati. A dirlo è il procuratore capo di Cassino Carlo Fucci in un’intervista al Messaggero. Il fascicolo procede contro ignoti con l’ipotesi di istigazione o aiuto al suicidio. Un’indagine «lunga per scelta», spiega Fucci. «Abbiamo incaricato il Ris di procedere all’estrazione forense delle chat e dei contenuti digitali: saranno analizzati in modo sistematico. Abbiamo chiesto alla direttrice dell’ufficio scolastico del Lazio, Anna Paola Sabatini, copia dei verbali e delle relazioni tecniche per acquisire un profilo oggettivo dei fatti da esaminare».
L’indagine sul suicidio di Paolo Mendico
«Sul versante medico-legale, attendiamo il deposito dell’esame autoptico. Questo è l’arco temporale in cui ci muoviamo: mentre arrivano le risultanze, acquisiamo altro materiale e sentiamo altre persone», conclude il procuratore. Il quale poi precisa che i familiari sono stati già ascoltati: «Stiamo calendarizzando ulteriori persone informate sui fatti ma attendiamo prima la documentazione. Il metodo è quello di sempre: nessun pregiudizio, si verifica ciò che emerge dalle carte e dai supporti». Ora che i nomi sono stati trasmessi alla procura per i minorenni, la palla passa a loro: «Se i colleghi riterranno che esistano elementi di rilievo penale, convocheranno gli interessati con gli avvisi del caso».
L’inchiesta non si limita alla scuola
Il procuratore fa anche sapere che l’indagine non si limita alla scuola: «Esploriamo ogni ambiente in cui possano emergere dati: scolastico, musicale, extrascolastico. Cerchiamo elementi concreti nei luoghi di relazione del ragazzo. C’è anche un contesto sociologico: aiuta a leggere i comportamenti. E non escludo nodi di arretratezza culturale che, in alcuni contesti, possono avere un peso».
Poi spiega perché la denuncia di cinque anni fa è stata archiviati: «Non c’erano elementi di natura penale tali da sostenere un’ipotesi di reato. Gli episodi indicati furono tre». Infine, spiega Pucci, «gesti del genere, di solito, sono frutto di un percorso interiore. Maturano nel tempo, raramente sono la conseguenza di un solo episodio. Per questo la nostra indagine è larga: ricostruiamo storia, relazioni, pressioni. Non cerchiamo una scorciatoia narrativa, cerchiamo i fatti».