Ritrovato il corpo di Cinzia Pinna, l’imprenditore vinicolo Emanuele Ragnedda ha confessato il femminicidio

Dopo un lungo interrogatorio, Emanuele Ragnedda ha confessato l’omicidio di Cinzia Pinna e ha indicato dove trovare il corpo della donna. Il cadavere della 33enne di Castelsardo, poco dopo, è infatti stato rinvenuto all’interno del casolare di proprietà dell’uomo. Della donna si erano perse le tracce dall’11 settembre. L’imprenditore del vino di 41 anni è indagato, insieme a un giovane milanese di 26 anni. Ragnedda era stato bloccato dai carabinieri, in collaborazione con la Guardia costiera, mentre tentava di fuggire su un’imbarcazione. Le ricerche nelle ultime ore si erano concentrate tra Palau e Arzachena, nei pressi dell’ultimo avvistamento di Pinna. L’ultima volta la donna è stata vista proprio a Palau, in compagnia di Ragnedda e del giovane milanese di 26 anni, anch’egli indagato per occultamento di cadavere.
Gli accertamenti dei Ris in un casolare
Questa mattina, mercoledì 24 settembre, i carabinieri del Ris di Cagliari hanno effettuato accertamenti tecnici in un casolare nelle campagne di Palau, riconducibile a Ragnedda. L’indagine, coordinata dalla procura di Tempio Pausania con la pm Noemi Mancini, si concentra su ciò che accadde tra la notte dell’11 e il 12 settembre. I militari hanno già acquisito diversi telefoni cellulari e un’arma da fuoco, che verranno sottoposti ad analisi.
Chi è Emanuele Ragnedda
L’imprenditore, figlio di Mario e nipote di Francesco Ragnedda – figure note nella viticoltura sarda per il marchio Capichera – ha avviato negli ultimi anni l’azienda ConcaEntosa, posizionandosi nel mercato dei vini di pregio con etichette come il Vermentino “Disco Volante”, arrivato a costare fino a 1.800 euro a bottiglia.
La scomparsa di Cinzia Pinna e le immagini di videosorveglianza
La scomparsa di Cinzia è stata denunciata dai familiari nelle prime ore del 12 settembre. Da allora sono state impegnate squadre di vigili del fuoco, carabinieri, protezione civile e volontari. La sorella della giovane ha rilanciato numerosi appelli attraverso i social. Un tassello chiave dell’inchiesta riguarda le immagini di videosorveglianza: quella notte la 33enne, visibilmente instabile, è stata ripresa mentre parlava con l’autista di un’auto, su cui sarebbe poi salita a bordo. La vettura è risultata intestata a Ragnedda. Il telefono della donna ha continuato a trasmettere segnale fino alle 3.20, nei pressi del porto. Gli investigatori ritengono che le prossime ore saranno cruciali per chiarire il destino della giovane e delineare eventuali responsabilità.
