Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti chiede chiarimenti su costi, norme ambientali e stime di traffico. Il ministero: «Normale interlocuzione»


La Corte dei conti rimanda al mittente, ovvero al governo, la delibera Cipess sul ponte sullo Stretto, chiedendo all’organismo interministeriale di ritirarla in autotutela o a fornire in venti giorni dei chiarimenti sull’iter accelerato, finora fatto e permesso grazie al decreto approvato nel 2023 e alle integrazioni normative fatte successivamente dal governo Meloni. In un documento alla presidenza del Consiglio la magistratura contabile scrive che «risulterebbe non compiutamente assolto l’onere di motivazione difettando, a sostegno delle determinazioni assunte dal Cipess, anche in relazione a snodi cruciali dell’iter procedimentale, una puntuale valutazione degli esiti istruttori». La delibera del Cipess «si appalesa più come una ricognizione delle attività intestate ai diversi attori istituzionali del procedimento che come una ponderazione delle risultanze di dette attività, sotto il profilo sia fattuale che giuridico».
Le critiche della Corte dei Conti
I magistrati indicano «in via generale, con riferimento alla fase progettuale, si osserva che non risulta in atti il parere del Consiglio Superiore dei lavori pubblici» e nemmeno la risposta ai rilievi fatti in sede di approvazione della Via-Vas al ministero dell’Ambiente. «Alla luce di recenti notizie di stampa si chiedono, inoltre, aggiornamenti in merito all’interlocuzione che sembra avviata, sul punto, con la Commissione europea anche a seguito della informativa relativa all’operazione effettuata in data 11 giugno 2025 dalla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione europea». E si chiede inoltre chiarezza in merito «alla quantificazione degli oneri correlati al complessivo quadro prescrittivo e ai criteri, a detti fini adottati, dando compiuta evidenza di quelli ricadenti nella progettazione definitiva e in quella esecutiva. Analoghi chiarimenti si rendono necessari in relazione alla quantificazione dei costi afferenti alle raccomandazioni formulate dal Comitato scientifico».
I conti che non tornano alla Corte dei Conti
«Parimenti – si legge nel documento – sotto il profilo procedurale, in disparte le considerazioni in punto di legittimità, si chiedono chiarimenti in merito alle valutazioni svolte da codesto Comitato in relazione all’efficacia della delibera del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2025 con la quale: è stata approvata la relazione relativa ai motivi imperativi di interesse pubblico; è stato preso atto dell’assenza di idonee alternative progettuali; è stata dichiarata la sussistenza di motivi imperativi di interesse pubblico» legati alla «salute dell’uomo e sicurezza pubblica o relative conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente». Sugli oneri del piano economico la Corte incalza: «Perplessità si manifestano, inoltre, in merito al disallineamento tra l’importo asseverato dalla società Kpmg in data 25 luglio 2025 – quantificato in euro 10.481.500.000 – e quello di euro 10.508.820.773 attestato nel quadro economico approvato il 6 agosto 2025. Si chiedono chiarimenti». Tra le moltissime richieste compare anche: «Quanto alle stime di traffico – al piano tariffario di cui allo studio redatto dalla TPlan Consulting – poste a fondamento del Pef si chiedono chiarimenti in ordine alle valutazioni svolte da codesto Comitato in merito alle modalità di scelta della predetta società di consulenza e agli esiti di detto studio anche in relazione agli approfondimenti istruttori svolti in occasione della riunione preparatoria del Cipess».
«La reazione del Mit: Fisiologica interlocuzione»
«Tutti i chiarimenti e le integrazioni chieste dalla Corte dei Conti fanno parte della fisiologica interlocuzione tra istituzioni e saranno fornite nei tempi previsti, a maggior ragione per un’opera così rilevante. Il Ponte sullo Stretto non è in discussione e gli uffici competenti sono già al lavoro», ha replicato il Mit in una nota. Di fatto per ora i lavori sullo Stretto non possono partire. Senza la delibera Cipess pubblicata in Gazzetta ufficiale non si può dare il via nemmeno ai cantieri preparatori, perché il rischio è quello del danno erariale. Le risposte dovranno quindi arrivare entro i giorni previsti e devono esser soddisfacenti. Anche perché, ricostruisce oggi Repubblica, lo Stato, attraverso la Stretto di Messina, ha già firmato il contratto con i privati. E sono previste penali per la controparte pubblica in caso di mancata realizzazione dell’opera per cause non attribuibili al contraente.